Riportare la speranza. Perché la democrazia non vacilli: il pensiero di Jacinta Ardern
Jacinta Ardern e la lezione magistrale su “leadership nell’era delle crisi” all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Bologna
“Forse è tempo di chiedere ai nostri leader di essere coraggiosi nel discutere delle sfide che dobbiamo affrontare. Ma senza diffondere paura. Che promuovano i valori che favoriscono il rispetto delle differenze che possiedano l’empatia necessaria per comprendere i punti di vista altrui e che cerchino un’intesa anche nelle situazioni di divergenza. Che dimostrino curiosità e umiltà nel continuare a imparare, coraggio nel cambiare e l’ambizione di guidare anziché governare”.
Parole che arrivano da un Paese lontano, vengono da una donna di 43 anni che è stata primo ministro della Nuova Zelanda dal 2017 al 2023.
Jacinta Ardern, questo il suo nome, ha tenuto nei giorni scorsi la lezione magistrale su “leadership nell’era delle crisi” all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Bologna.
“Osservavo i problemi del mondo, le ingiustizie, la povertà, le diseguaglianze, il degrado ambientale e consideravo la politica come uno strumento per trovare le soluzioni a questi problemi”: ha brevemente ripercorso la sua esperienza politica iniziata a 17 anni condividendola non a caso con studenti e docenti universitari.
Nei diversi incarichi politici fino a quello di “Prima ministra” ha mantenuto viva questa passione, anzi come lei la definisce questa “speranza”, evidenziando che è proprio la speranza ciò che maggiormente i cittadini si attendono da chi li guida. “Le democrazie sane – ha commentato – vacillano quando la speranza muore”.
Il 19 gennaio 2023 Jacinta Ardern annunciò le sue dimissioni con questa motivazione: “… non me ne vado perché è stato difficile. Se fosse stato così, probabilmente avrei lasciato il lavoro dopo due mesi. Me ne vado, perché a un ruolo così privilegiato è connessa una grande responsabilità. Quella di sapere se sei o no la persona giusta alla guida. So quale impegno richiede questo incarico. E so che non ho più abbastanza energie per ricoprirlo come si deve. È così semplice”.
La sorpresa non solo nel suo Paese fu grande ma l’onestà intellettuale portava questa giovane donna a un gesto di umiltà attiva: il venir meno delle forze necessarie per proseguire nell’incarico di governo non l’ha infatti esonerata dall’avviare un’esperienza culturale ed educativa per la formazione di nuovi leader. Ne è stata una prova la presenza all’università bolognese.
Continua la sua testimonianza del primato della speranza nelle scelte di governo in uno scenario nazionale e internazionale dove è cupa e distruttiva l’arroganza di leadership nazionali e internazionali.
Jacinta Ardern come tutte le donne che scelgono di lottare per la giustizia sociale, spesso a costo della vita, dice che la speranza non è un allegro fischiettare al buio ma è una consapevolezza generativa di pensieri alti e di impegni coraggiosi a tutela e promozione della dignità di ogni persona e di ogni popolo. Riportare questa speranza nella democrazia perché non vacilli: ecco l’appello da cogliere per formare i leader del futuro.