Razzismo e xenofobia. Luca Negro (Fcei): “Per noi è un’eresia teologica”
Un “Manifesto per l’accoglienza” per dire no ad ogni forma di razzismo e xenofobia. A presentarlo è la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia che propone di affiggerlo sui portoni delle sue chiese membro. Il testo si suddivide in 8 punti e ribadisce la falsa contrapposizione tra accoglienza degli immigrati e bisogni degli italiani, la buona pratica dei corridoi umanitari, l’uso di un linguaggio rispettoso della dignità di ogni persona umana. Uno strumento agile e capillare per dare “testimonianza - dice il presidente della Fcei, Luca Negro - che prendiamo sul serio le parole del Vangelo, a partire dalla frase di Matteo 25, ‘In quanto voi lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me’”
“A me viene in mente costantemente in queste settimane il Salmo 12 dove ci si lamenta delle menzogne e delle lingue arroganti e si conclude dicendo: ‘Gli empi vanno in giro dappertutto quando la bassezza regna sui figli degli uomini’. Se in chi siede in alto tra i figli degli uomini, c’è l’uso di un linguaggio che denota una bassezza morale, il risultato è che gli empi vanno in giro dappertutto e tutti si sentono giustificati nel tirare fuori la peggior parte di se”. Cita subito la Bibbia il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Luca Maria Negro, per presentare il “Manifesto per l’accoglienza” approvato dal Consiglio Fcei. Un testo agile, che si apre con una serie di citazioni bibliche sull’accoglienza e sui diritti dello straniero e prosegue con 8 punti in cui si ribadisce la falsa contrapposizione tra accoglienza degli immigrati e bisogni degli italiani, si sottolinea la buona pratica dei corridoi umanitari, si invita alla protezione e alla tutela dei diritti di chi fugge da guerre e persecuzioni attraversando il Mediterraneo, si incoraggia all’uso di un linguaggio rispettoso della dignità e a una presa di posizione contro xenofobia e razzismo. “Uno strumento semplice ma capillare”, dice il pastore Negro: “Speriamo possa essere affisso sul portone di ogni chiesa evangelica”.
Qual è la cosa che vi preoccupa di più tanto da spingervi a scrivere un “Manifesto”?
E’ il moltiplicarsi di episodi di xenofobia e razzismo. Episodi che a nostro parere trovano in qualche modo uno stimolo nella facilità di linguaggio che riscontriamo in una parte dell’attuale classe politica. E’ chiaro che se chi ha responsabilità di governo esprime posizioni che una volta si definivano non politically correct,il risultato è che alla base chiunque si sente legittimato ad assumere atteggiamenti simili, fosse anche solo verbali. Lo abbiamo visto nell’annuncio fatto nei giorni scorsi sul treno contro gli zingari.
Quale Paese rischiamo di diventare se incoraggiamo questa deriva di odio?
Certamente non l’Italia che siamo e che vorremmo essere. E cioè un’Italia che ha conosciuto l’emigrazione e per questo cerca di affrontare l’emergenza di oggi non dimenticando che ieri anche noi siamo stati “stranieri nel Paese di Egitto”. Mi hanno colpito le reazioni di alcuni esponenti politici contro il ministro degli Esteri Moavero che ha osato paragonare gli emigrati di Marcinelle con l’attuale crisi migratoria. Come si fa a non dare ragione al ministro? Noi siamo stati stranieri in Belgio, America, Germania e proprio per questonoi, che abbiamo conosciuto in passato la durezza dell’emigrazione, dobbiamo oggi non essere buonisti ma essere giusti.
Nel Manifesto, fate una affermazione molto forte che sembra chiamare in causa i cristiani: “Ogni forma di razzismo è per noi un’eresia teologica”. State dicendo che non si può essere cristiani se si pronunciano parole xenofobe e razziste?
E’ un messaggio lanciato a quelli che brandiscono simboli religiosi pur sostenendo posizioni che si avvicinano moltissimo al razzismo.
Mi sembra però che non diciamo nulla di nuovo.
Sia rispetto a quello che da sempre ha affermato il movimento ecumenismo internazionale negli anni in cui si combatteva il razzismo, ai tempi della lotta contro l’apartheid e non solo, sia a quanto si legge nel Vangelo.
Il Manifesta verrà affisso sui portoni delle chiese?
Si, la proposta è che le comunità locali lo leggano, se vogliono lo facciano loro e poi lo affiggano, dando la testimonianza che noi siamo chiese che accolgono, che prendono sul serio le parole del Vangelo, a partire dalla frase in Matteo 25, “In quanto voi lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”. Una parola che il cardinale Ravasi ha ripreso suscitando anche in quel caso un putiferio.
Sembra quasi che citare il Vangelo oggi sia sedizioso.