Quando il villaggio diventa la famiglia. Come cambia la genitorialità nella società in cui crollano le nascite

Una nuova cultura dell’essere genitori In una società attraversata da costanti cambiamenti e segnata dalla progressiva denatalità, la genitorialità deve interessare tutta la comunità attraverso una rete di relazioni e servizi presenti. I rischi della rete È il paradosso dell’ossessiva ricerca di informazioni via web: «A volte siamo così presi a cercare in internet risposte ai dubbi di genitori che ci perdiamo l’opportunità di incontrare lo sguardo del bambino che comunica»

Quando il villaggio diventa la famiglia. Come cambia la genitorialità nella società in cui crollano le nascite

Le trasformazioni del ruolo dei genitori in una società in rapida evoluzione sono state il centro della due giorni, di sabato 19 e domenica 20 ottobre, proposta a Padova dall’Associazione Genitorialità, che ha festeggiato i 20 anni di attività nel 2024. Il convegno padovano ha rappresentato non tanto un momento celebrativo – anche se due decenni di progetti e formazione sono un bel traguardo da condividere con la città per continuare a diffondere una cultura che riguarda tutto il ciclo della vita, come ha ricordato il presidente Riccardo Morelli de Rossi – ma l’occasione di fare il punto sui modi di intendere l’essere genitori oggi, sui passi fatti nell’accompagnare chi si prende cura dei figli, sulle sfide della genitorialità. Un tema che dovrebbe entrare nell’agenda politica a tutti i livelli, mentre oggi ci si preoccupa solo della questione denatalità, ha sottolineato Federica Sandi dell’Ordine degli psicologi del Veneto. Perché la società è sempre più complessa e le sfide si succedono sempre più veloci. «Oggi è cambiato molto il modo di porsi rispetto ai bambini. Siamo passati da un mondo in cui era una faccenda di madri, a una consapevolezza maggiore rispetto al ruolo dei padri, fino ad arrivare a oggi che sappiamo che la genitorialità riguarda tutti, un sistema di relazioni da tenere insieme per accompagnare la crescita e che deve interessare il “villaggio” intero» sottolinea Graziella Fava Vizziello, già docente di psicopatologa dell’età evolutiva all’Università di Padova, collaboratrice dell’Organizzazione mondiale della sanità e considerata una delle maggiori esperte di genitorialità a livello internazionale. Perché le competenze da genitori oggi sono molte e complesse, e non riguardano solo chi esercita il ruolo, ma soprattutto come si vive da genitori, come si cresce da mamme e papà e quindi sempre più importante è la formazione delle figure competenti per accompagnare l’esercizio consapevole del ruolo di padri e madri. «Quando 20 anni fa la professoressa Fava Vizziello ha avviato il master “Genitorialità: interventi preventivi, diagnostici e psicoterapeutici” a Padova, abbiamo sentito il bisogno di “fare qualcosa”, di dare continuità ai tanti spunti che quel corso aveva proposto – ricorda Isabella Robbiani, vicepresidente e co-fondatrice insieme a Mariateresa Cataldi e ad altri dell’associazione – Da subito abbiamo cercato di porci come tramite tra mondo accademico e chi lavora sul territorio, creando un mix di competenze che superasse l’agire individualmente e cercasse nel lavoro d’equipe le risposte alle difficoltà dell’essere genitori. Convinti che genitorialità non sia solo una condizione biologica legata a una fase della vita, ma un aspetto psicodinamico che fa parte dello sviluppo di ogni persona in diversi momenti, che riguarda in primo luogo la capacità di prendersi cura di un altro fuori di sé, intercettando i suoi bisogni a prescindere dal legame biologico».

Da subito sono stati coinvolti psicologi, psicoterapeuti, mediatori familiari, psicopedagogisti, educatori professionali e la collaborazione, nei percorsi formativi, di assistenti sociali, mediatori culturali, scuole, comuni ed enti del Terzo settore per gli oltre 40 progetti che l’Associazione Genitorialità ha proposto negli anni. «Nel nostro gruppo abbiamo promosso interventi ad ampio spettro con l’idea di sostenere sempre la genitorialità da diversi punti di vista. Nel giro di 20 anni si è alzata l’età media del primo parto, le peculiarità biologiche delle donne che hanno il primo figlio oltre i 30 anni si sommano a trasformazioni psichiche e a condizioni di vita strutturate: le mamme sono più mature e consapevoli ma anche meno flessibili, mentre i bambini si trasformano velocemente. E intorno ai genitori, più articolata si è fatta anche la società». Se sono cresciuti gli elementi di complessità, Isabella Robbiani sottolinea anche alcune trasformazioni positive: «Radicalmente cambiato è il ruolo dei padri, che ancora 20 anni fa era marginale e che oggi anche l’aspettativa sociale vuole più coinvolti. Gli uomini spesso ci sono prima, durante e dopo il parto e il loro sostegno è fattivo anche se i dispositivi sociali sono ancora lontani dal garantire piena parità». Un fronte aperto, anche per gli studi accademici, rimane legato alla digitalizzazione che, secondo la fondatrice dell’Associazione Genitorialità, ha portato risvolti positivi ma anche problemi legati alla precocità con la quale bambini anche piccolissimi sono esposti agli schermi e all’ossessiva ricerca di informazioni in rete. «A volte siamo così presi a cercare in internet risposte ai dubbi di genitori che ci perdiamo l’opportunità di incontrare lo sguardo del bambino che comunica. Su questo aspetto manca piena consapevolezza sociale dell’impatto che il processo inevitabile di digitalizzazione delle nostre vite comporta». A raccogliere richieste di aiuto da adulti e adolescenti in difficoltà è anche l’Ufficio famiglia della Diocesi di Padova che ha attivato uno spazio di ascolto aperto a singoli, adulti o minori, a coppie e a interi nuclei familiari (si prenota telefonando dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 al numero 049-8771712). «Il bisogno di supporto è grande e il nostro può diventare uno spazio aperto all’incontro di famiglie che vivono varie difficoltà, dall’elaborazione di un lutto all’età anziana dei genitori, dalla nascita dei figli alle tante domande poste dagli adolescenti – spiega Gabriella Tognon, dal 2000 consulente familiare dell’Ufficio famiglia diocesano – Rispetto al passato è evidente la diffusione dell’ansia tra gli adolescenti, in aumento dopo il periodo del Covid che ha esasperato le difficoltà degli adulti a relazionarsi con loro che, per la mancanza di contatti con i pari, non hanno potuto sperimentare la loro crescita». L’incontro con tanti adolescenti porta a raccogliere lo “scombussolamento” dell’armonia familiare di cui tutti hanno bisogno. «Far quadrare il bilancio familiare non è operazione solo economica, anche se sempre più spesso una coppia in cui solo uno lavora fatica, ma proprio una questione di equilibrio anche sociale, culturale e spirituale – aggiunge Tognon – Un equilibrio che richiede un supporto all’istituzione famiglia fatto di servizi che ancora le istituzioni non sono in grado di dare e di una vicinanza che altre famiglie, parrocchie e altri enti possono garantire».

Mamme e lavoro, flessibilità ancora molto lontana

Secondo i dati dell’Istat, il 38 per cento delle mamme non lavora, eppure prima di avere figli l’87 per cento delle intervistate aveva un lavoro e la maggioranza (59 per cento) dopo essere diventata madre, vorrebbe tornare a lavorare, a patto di avere accesso al part-time o a soluzioni flessibili. Durante la scorsa quarta edizione degli Stati generali della natalità è emerso che quasi una madre su due (il 47 per cento) ha dichiarato di sentirsi sola, un numero che riguarda anche il 30 per cento dei padri. Inoltre, oltre tre genitori su quattro (il 76 per cento per l’esattezza) temono di non fare abbastanza per il proprio figlio, mentre il 62 per cento dichiara di non riuscire a dedicare il tempo e l’energia necessarie all’accudimento dei figli. Per questo motivo, il 59 per cento dei genitori sente la necessità di avere qualcuno a cui potersi appoggiare.

“Vivo vicino”, un esempio di solidarietà famiglia-cittadini
Associazione-Genitorialità

A Padova, l’Associazione Genitorialità, assieme ai Servizi sociali e il Centro affido, ha attivato il progetto “Vivo vicino” che mira a creare reti di solidarietà familiare: è un’iniziativa pilota volta a stimolare la costruzione di legami di prossimità, basati su reciprocità e supporto tra i cittadini, per una cultura della solidarietà che faciliti l’accoglienza e il benessere sociale. Le attività sono strutturate su tre anni e includono mappatura dei bisogni, eventi informativi, e la promozione di iniziative di vicinato come mercatini e banche del tempo. L’obiettivo è sensibilizzare sul tema dell’affido familiare, promuovere una cittadinanza attiva, e creare reti di supporto tra famiglie. Questo modello vuole contrastare l’isolamento sociale, rafforzando la comunità e stimolando la responsabilità collettiva.

Dolo, a “lezione di figli” per i genitori

È “Scuola genitori” il nome proposto da Città Educante 2024, progetto voluto nel 2022 dal Comune di Dolo per aiutare i genitori nel complesso percorso di crescita che ogni figlio deve attraversare. La rassegna, che affronta tematiche educative e di supporto alla crescita dei cittadini più piccoli, arriva oggi alla sua terza edizione. Tre come gli appuntamenti in calendario tutti gratuiti, dalle 20.45 alle 22.45, e tutti presso il centro comunitario parrocchiale di Arino: giovedì 7 novembre “Urlare non serve a nulla”, come gestire i conflitti con i figli, relatore il pedagogista Massimo Lussignoli; giovedì 28 novembre con la pedagogista Vanja Paltrinieri si parlerà di “Ho un vulcano nella pancia”, come gestire le rabbie dei bambini e degli adolescenti. Giovedì 9 gennaio Città Educante con la presenza di Daniele Novara, direttore del Cpp - Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, che terrà la sua lectio “Ognuno cresce solo se sognato”. Per info: Ufficio pubblica istruzione - Comune di Dolo o41-5121969.

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