Non nascere per quest'anno, bambino di Betlemme
Sono duemila anni che nasci e rinasci come bambino di Betlemme. Millenovecentonovantanove volte sei rinato nella memoria, per ricordare quell’unica volta –una sola volta- in cui ti sei incarnato.
Da allora secolo dopo secolo, anno dopo anno, è cresciuta in noi l’abitudine per la tua nascita che celebriamo. Ci siamo adagiati noi nella culla in cui ti hanno adagiato, sostituendo il tuo tutto col nostro tutto. La festa con le festività. La Luce con le luci. Le parole con i regali. I gesti con la normalità. Della stessa grotta ne abbiamo fatto un presepio. Della stella un’insegna. Dei re Magi, broker di borsa. Alla confusione che hai portato come Bambino di Betlemme, abbiamo sostituito la nostra confusione globale. Il “gloria in excelsis Deo” che ti sei guadagnato, si è trasformato nel nostro augurio da inviare tramite il solito whatsapp. I preti liofilizzati poi, hanno ristretto le lunghe messe come le loro parrocchie. Sono duemila anni che nasci e rinasci come bambino di Betlemme, e qui tutto è cambiato. Sono triplicati gli erodi e gli imperi che si combattono. Neppure il “Laudato sì, mi Signore”, pare essere servito per salvaguardare il destino della terra che calpestiamo. Abbiamo costruito una religione, dove chi crede spesso non sa in ciò che crede. La tua stessa terra dove hai scelto di nascere, è oggi più che mai tra fiamme dell’inferno in terra. Più in su, cristiani contro cristiani stanno uccidendo i propri figli nel nome dei nazionalismi. I conflitti regionali non si contano affatto, tanto che, bambino di Betlemme, faticheresti pure tu a contarli tutti. Qui c’è chi predica che la crescita in borsa è la nuova religione. Chi avvelena il cibo per un chilo in più di prodotto. Chi specula sulle risorse naturali, per accumulare capitali. Chi usa il cemento spacciandolo per civiltà. Anche tu, bambino di Betlemme, oggi ti perderesti tra le metropolitane delle nostre città. Non avresti i documenti in regola per essere un regolare. Saresti uno che dal terzo mondo, faticherebbe a sbarcare nel primo mondo. Se poi ti trovassero un posto in una delle tante tavola imbandite per Natale, capiresti come il tuo banchetto di Cana, è come un nostro spuntino. Il tuo Cesare di allora, oggi avrebbe gli occhi a mandorla, la pelle olivastra o parlerebbe cirillico, e vedresti il tuo nome sulle banconote verdi disseminate nel mondo. Sono duemila anni che nasci e rinasci come bambino di Betlemme, ma come vedi le cose non sono affatto migliorate, come vediamo tutti. “Ma dove abbiamo sbagliato?”. Quei venti secoli che ci separano dalla tua nascita, in cui abbiamo sperimentato tutto quello che di peggio siamo e il meglio che potremmo essere diventati, non abbiamo ancora compreso che soffriamo di una cronica stupidità che ci rende ciechi e sordi davanti al mondo che abitiamo. Tu allora cercavi un albergo dove nascere, noi oggi consideriamo il nostro pianeta un albergo dove soggiornare. Ce lo diciamo da creature “create a immagine e somiglianza del creatore”, che ci siamo trasformati in “campioni di umana stupidità rigenerata”. Altro che evoluzionismo, ci troviamo ormai a un passo dall’antropocene che ci estinguerà. Per secoli ci siamo ingozzati di speranze, mentre in realtà crescevano le inquietudini profonde che oggi ci mordono, con la netta percezione che il peggio sia sempre dietro l’angolo. Ti diranno che abbiamo l’intelligenza artificiale dietro l’angolo, ma poi sapresti che uccidiamo una donna nel nome di primitive gelosie. Sapresti che stiamo per scegliere come vogliamo morire. Come chiediamo di essere curati o come non avendo neppure “trenta denari” non possiamo accedere le cure di cui necessitiamo. E tu bambino di Betlemme, vorresti ancora rinascere in un mondo come questo? Che necessità ne avresti ancora visti i precedenti? Se ti chiedessi almeno per una volta d’interrompere la pedissequa tradizione della Natività rigenerata, per lasciarci riflette su quello che non è invece scontato? Ti chiederei di darci una lezione, così da farci credere che non sei buono ad ogni costo, ma “Giusto” come ti hanno profetizzato. Ti chiederei di “sospendere” la tua nascita come bambino di Betlemme, almeno per un anno e un altro ancora se mai servisse, per scrollarci di dosso tutte quelle incrostazioni che hanno perso pure il sapore della tradizione. Te lo domanderei sul fare della mezzanotte del 24, nel nome di quella tua responsabilità come artefice del Natale stesso che ci viene annunciato. Lo vorrei e ti supplicherei, sapendo quanto tutto questo ti costerebbe, bambino di Betlemme: sospendi la tua nascita, per lasciarci quel “terzo tempo” utile per riflettere intimamente sul perché sei nato!