Non fasciamoci la testa, ma vigiliamo… Ci sono delle incognite enormi che gravano sopra la testa dell’economia italiana
Sicuramente il 2023 non sarà un anno di corsa come lo sono stati il 2021 e il 2022. Ma già ora le previsioni si stanno facendo via via più morbide.
Vabbè, saranno pochi decimali di punto, ma il fatto è che il prodotto interno lordo italiano è cresciuto più delle stime governative, più di quelle fatte da prestigiosissime realtà internazionali: nel 2022 derelitto abbiamo sfiorato il +4%. Non solo corriamo tanto, non solo corriamo più di tantissimi altri Paesi dell’Occidente, ma la cosa più strana e positiva è che… l’Italia corre. È trent’anni che zoppichiamo, giriamo in tondo, insomma non cresciamo. E si pensava che la pandemia ci avrebbe messi in ginocchio. Invece no.
Ma il 2023 sarà di sangue e lacrime, si dice. Sicuramente non sarà un anno di corsa come lo sono stati il 2021 e il 2022. Ma già ora le previsioni si stanno facendo via via più morbide rispetto ad un Pil che si profetizzava addirittura in leggera regressione. Invece a dicembre 2022 si ipotizza che i prossimi dodici mesi saranno a crescita zero o attorno a lì.
Ci sono però delle incognite enormi che gravano sopra la testa dell’economia italiana, e non solo: ricordiamoci che le nostre due fonti principali di vera ricchezza arrivano dalle esportazioni (e quindi ogni tempesta oltralpe fa sentire i propri effetti pure qui) e dalle entrate turistiche, che sono esplose in questo biennio; ma sempre in equilibrio fragile.
Si diceva delle spade di Damocle che ci girano attorno: la più pericolosa è il caro-energia, che ha fatto esplodere l’inflazione e penalizzato alquanto la produzione di beni e servizi. In parallelo, il caro-materie prime, che per un Paese trasformatore qual è l’Italia, è un incubo. È aumentato tutto: dal legname ai fertilizzanti passando per l’anidride carbonica usata per gasare l’acqua minerale…
Però anche qui ci sono ragioni per essere più ottimisti: è previsto che il prezzo dell’energia cali a livelli più accettabili, raffreddando nel contempo l’inflazione; pure diverse materie prime stanno “calmandosi” e sono meno soggette e fenomeni speculativi; metti mai infine che la follia della guerra abbia termine: sarà un bene per tutto e tutti.
L’altra grande incognita (ma non è una spada pendente) è data dal Pnrr: cominceremo ad utilizzare quei miliardi di euro in arrivo dall’Europa e che – se ben spesi – metteranno il turbo alla nostra economia per tutto il decennio. Ce n’è insomma per non fasciarci la testa, ancor prima che il 2023 emetta i suoi primi vagiti.