Le disuguaglianze che aumentano, nonostante i principi della Costituzione
Bisognerebbe, una volta di più, riprendere in mano l’articolo 3 della Costituzione.
Il recente rapporto della Fondazione Cariplo ha confermato e rafforzato la consapevolezza che le disuguaglianze rappresentano un enorme problema per il nostro Paese. Dopo qualche timido segnale di rallentamento, con la pandemia il problema si è riacceso. Basti pensare che nel 2021 le famiglie in condizione di povertà assoluta erano più del doppio del 2005. E non abbiamo ancora fatto del tutto i conti con le conseguenze della crisi energetica e dell’inflazione che notoriamente colpisce con più forza i redditi bassi. Sono dati e dinamiche che non sorprendono chi abbia familiarità con i rapporti annuali della Caritas, ma anche chi sappia leggere in modo attento le periodiche rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica. Soltanto la politica sembra non accorgersene. Non sempre e non in assoluto: ci sono per fortuna significative eccezioni. Diciamo però che la narrazione prevalente è di tutt’altro segno. Prosegue il cammino dell’autonomia differenziata delle Regioni, con il suo carico di rischi e di incognite non solo a livello istituzionale. In materia fiscale il principio di progressività della tassazione subisce continue picconate e i condoni più o meno espliciti si moltiplicano. Le corporazioni di settore condizionano pesantemente l’attività di governo perfino a costo di creare problemi con l’Unione europea. Il reddito di cittadinanza, che tra l’altro ha svolto una funzione importante proprio nel limitare i danni economico-sociali della pandemia, è stato additato al pubblico ludibrio come se avesse prodotto soltanto abusi e disfunzioni. Fenomeni che ci sono stati, ma che possono essere corretti in modo efficace, come dimostrano le proposte presentate dalla Caritas su Assegno sociale per il lavoro e Reddito di protezione. E che comunque pesano sulle tasche degli italiani per una piccola frazione rispetto all’impatto generalizzato dell’evasione fiscale. La retorica del merito, particolarmente nel campo dell’istruzione, a fronte di un “ascensore sociale” ormai stabilmente bloccato appare oggi del tutto fuori luogo, come ha sottolineato lo stesso cardinale Zuppi.
Bisognerebbe una volta di più riprendere in mano quell’articolo 3 della Costituzione che assegna alla Repubblica il compito ben preciso di rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono la partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale dell’Italia. Al di là delle singole questioni e dei singoli provvedimenti, è in gioco la visione complessiva, l’idea stessa di comunità nazionale che si intende promuovere e costruire. Consegnando le onorificenze ai cittadini che si sono distinti per atti di eroismo e di impegno civile, il presidente Mattarella ha ricordato che “il vero spirito del nostro Paese” è fatto “di solidarietà, di altruismo, di apertura verso gli altri”. E’ questa l’idea di Italia su cui tutti dovrebbero convergere.