Le accise che accendono i prezzi. La benzina in Italia è cara a causa della pesantissima tassazione alla quale è sottoposta
Se non si riesce a far pagare le tasse sui redditi da lavoro a milioni di italiani, il prelievo si fa con le imposte indirette, che pagano per forza tutti: Iva sugli acquisti e accise sui carburanti.
Vi ricordate l’inverno scorso il gasolio a 2,2 euro al litro? Automobilisti in lacrime, camionisti sul lastrico. Così l’allora governo Draghi decise di “sterilizzare” in parte le accise che gravano sui carburanti, le più pesanti in Europa. Perché siano così alte in Italia, rendendo la benzina più cara del vino Doc, è presto detto: se non si riesce a far pagare le tasse sui redditi da lavoro a milioni di italiani, il prelievo si fa con le imposte indirette, che pagano per forza tutti: Iva sugli acquisti e accise sui carburanti.
Tornando al taglio delle accise, fu fatto in Italia così come in molti Paesi d’Europa, Germania in primis. E il gasolio scese di 30 centesimi, anche di più per il progressivo calo delle quotazioni di petrolio e gas. Fino ad arrivare verso la fine del governo Draghi, che ridusse a metà lo sconto; e al governo Meloni, che a inizio anno ha cancellato il resto, aumentando i prezzi al litro di 18 centesimi in un amen.
Il perché è semplice: allo Stato questo sconto sui carburanti “costa” quasi un miliardo di euro ogni mese, una cifra mostruosa e non è un caso che la stessa strada sia stata intrapresa da quasi tutti gli altri Paesi europei. E così si è arrivati ad oggi, ad un prezzo medio che oscilla tra 1,85 e 1,9 euro al litro per il gasolio.
Molto di più in certi impianti, soprattutto autostradali e in modalità “servito”. Da lì una falsa notizia: il gasolio “vola a 2,4 euro”, bufala amplificata da un’associazione dei consumatori e resa verità da mass media a corto di notizie. Perché la realtà è diversa, come possiamo constatare direttamente noi, oppure compulsando app specifiche che segnalano i prezzi alla pompa in tempo reale (funzionano bene, ve le consigliamo).
Solo che l’ondata mediatica è diventata tempesta e quindi uno tsunami politico, con le solite accuse di “speculazione”, il dagli ai benzinai (che non c’entrano nulla), poi le ritirate e le scuse, qualche idea strampalata fissata in decreti urgenti, soprattutto il can can politico scatenato contro un governo che, in campagna elettorale, aveva promesso che avrebbe tagliato le accise anziché aumentarle. E noi tutti a fingere che le promesse elettorali, in Italia, non siano paragonabili alle favole dei fratelli Grimm.
La situazione è semplice: promesse o non promesse, la benzina (ma pure il metano per riscaldamento) in Italia è cara a causa della pesantissima tassazione alla quale è sottoposta. Tanti, maledetti, subito: soldi che fanno letteralmente funzionare questo Stato, che se poi funzioni bene o no è tutt’altra questione. Quando le tasse saranno interamente pagate da 30 milioni di lavoratori, e non dagli attuali 11, le cose cambieranno anche alla stazione di servizio.