Lavoro, non è questione di percentuali
La carenza di lavoro è un problema personale e sociale. Il lavoro è base per l’autonomia personale per realizzare il proprio presente e impostare un auspicabile futuro
È trascorso poco tempo da quando circolava la notizia di un drone fornito di gps che consegnava in autonomia un pacco atterrando nel giardino del cliente che lo aveva acquistato. Quell’episodio segna un punto di trasformazione del mondo del lavoro fondamentale. Fino a qualche anno fa c’erano alcune tipologie di lavoro che venivano considerate insostituibili, tra esse quelle dell’ultimo miglio. Alcuni esperti sostenevano, infatti, che ci sarebbe sempre stata una consistente quota di lavori a bassa qualifica dedicati alla consegna porta a porta. Ora sappiamo che non sarà così.
Le innovazioni tecnologiche sono sempre più pervasive e non trasformano solamente i processi di produzione, cambiano anche le modalità di erogazione dei servizi. Attraverso i famosi algoritmi degli analisti informatici non si gestisce solamente l’automazione delle fabbriche, ma si arriva ad allestire le vetrine delle piattaforme informatiche, a proporre ai clienti alcuni prodotti vicini ai loro gusti o ai loro bisogni, dopo un’elaborazione del loro profilo – svolta dall’osservazione dei loro consumi precedenti –, ora si può consegnarli a domicilio.
In questo modo molti dei posti di lavoro per noi tradizionali vengono man mano erosi. È un problema complesso che va oltre la questione della variazione percentuale positiva o negativa degli occupati. La domanda è dove si può creare spazio per il lavoro umano, rispetto a quello artificiale?
La carenza di lavoro è un problema personale e sociale. Il lavoro è base per l’autonomia personale per realizzare il proprio presente e impostare un auspicabile futuro, conferisce un’identità sociale che conferisce un ruolo all’interno della propria comunità e crea legami con gli altri. Inoltre il lavoro è lo strumento principale con cui uomini e donne possono contribuire alla crescita della propria comunità. Questa miscela forma la dignità nel lavoro Se si realizzano automi che eseguono meglio i compiti prima svolti dai lavoratori, quale futuro si prospetta?
Da un lato c’è un pericolo da contrastare: lo sfruttamento che si può verificare quando si riduce la domanda di lavoro. Si segue una logica assai semplice: c’è poca disponibilità ti faccio un favore a farti lavorare, perciò ti devi ritenere fortunato per quel poco che ti offro con il minimo dei diritti che ti riconosco, se li riconosco.
Dall’altro lato invece c’è il lavoro da creare che invece parte dalla dimensione relazionale. Il lavoro possibile del futuro si baserà sulla qualità dei rapporti di fiducia che si instaureranno tra le persone. Il passaggio sarà sempre più da un lavoro che risponde ai bisogni delle masse, a tanti lavori che rispondono alle esigenze di ognuno.
Dentro questa ambiguità si gioca lo scenario per il futuro.