La sfida della cittadinanza digitale. È difficile per noi educatori del secolo scorso preparare alla cittadinanza digitale le nuove generazioni
I percorsi di educazione alla cittadinanza digitale rappresentano una sfida interessante per docenti e ragazzi, perché scoprono scenari piuttosto ampi e complessi.
Quanto sono consapevoli i nostri ragazzi della portata della rivoluzione tecnologica che sta investendo le nostre esistenze? Sono nativi digitali, è vero. Fruitori abili, quindi, del medium ma sono anche a conoscenza dei risvolti sociali, antropologici ed etici della trasformazione in atto?
Fra i temi affrontati quest’anno a scuola nei percorsi di educazione civica, c’è la cittadinanza digitale. L’argomento è più che mai urgente e la scuola inizia a prendersene carico.
I percorsi di educazione alla cittadinanza digitale rappresentano una sfida interessante per docenti e ragazzi, perché scoprono scenari piuttosto ampi e complessi.
I temi interessati sono molteplici: dal concetto di identità e cittadinanza digitale, ai nodi relativi alla privacy, ai nuovi confini del cybermondo, alla comunicazione in rete, ai futuri sviluppi del web. Interagire correttamente in rete significa beneficiare di enormi possibilità, esercitare i propri diritti/doveri, far parte di una variegata community e, possibilmente, contribuire a gettare le fondamenta di un nuovo umanesimo digitale. In gioco c’è la costruzione di una inedita idea di uomo e di mondo.
La cittadinanza digitale, intesa, come nuova dimensione del nostro esistere scompagina anche la nostra concezione del tempo, che in rete può dilatarsi in alcuni momenti oppure accelerare turbinosamente, o perfino scomporsi e moltiplicarsi nella contemporaneità. Il presente si modifica sul web e anche la percezione del passato e del futuro, che diventano più fluidi e incerti.
Cambiano anche gli attori che si muovono nel tempo. Internet è il posto dove gli umani entrano in “connessione” con qualsiasi entità sia munita di sensori o trasmettitori, perfino gli elettrodomestici che sono nelle case di ciascuno di noi.
L’internet social (web 2.0), l’internet delle cose (IOT) e l’internet dei dati (Big Data) dialogano in maniera continua creando un flusso onnicomprensivo con cui l’essere umano si confronta.
L’idea della comunità che trova radice nel modello greco della polis risulta quindi superato, in rete si parla di co-mondi, mondi paralleli che vivono in dimensioni diverse ma in collegamento gli uni con gli altri. Entra in crisi anche la divisione classica dei generi: persone, animali, cose. Per non parlare del concetto di identità in rete, dove l’essere si confonde con i dati.
L’essere umano è multidimensionale: individuo e info-viduo, cioè l’insieme delle sue identità digitali e dei dati che ha immagazzinato.
E poi c’è l’idea della libertà. Internet è un mondo che ci rende liberi? La risposta è sfaccettata. La libertà è un modo di essere che richiede consapevolezza e protezione. Per poter essere liberi bisogna conoscere la rete e sapersi proteggere dalle sue insidie.
È difficile per noi educatori del secolo scorso preparare alla cittadinanza digitale le generazioni dei nativi digitali. Siamo in una sorta di paradosso. Probabilmente un paradosso che si presenta ogni volta che la civiltà si avvicina al confine che segna il passaggio da un’epoca all’altra. Il paradosso genera confusione, fragilità, caos. Eppure in prossimità di questa immaginaria linea la questione educativa diventa ancora più urgente: le generazioni in questo caso si passano non solo il testimone, ma anche quella parte della tradizione e del passato che non è concepibile perdere.
Il rischio, infatti, è la perdita del senso della nostra intera civiltà. La connessione è uno stato del presente, un flusso da orientare in maniera sapiente e che col suo scorrere è in grado di informare, oppure di stendere uno spietato strato di oblio sopra le cose.
Siamo chiamati a una grande responsabilità, noi come i nostri giovani: Prometeo torna a sfidare gli dei.