L’elefante e il topolino: il reddito di cittadinanza in un'immagine
Questo intervento di politica sociale sarà in grado di rispondere alle tante domande che le persone in condizioni di bisogno si pongono?
Il reddito di cittadinanza è la misura di contrasto alla povertà che impiega le risorse economiche più ampie nella storia dell’Italia: oltre 7 miliardi. Ma questo intervento di politica sociale sarà in grado di rispondere alle tante domande che le persone in condizioni di bisogno si pongono? Come ormai tutti sanno si prevede un contributo di 780 euro al mese per le persone in cerca di occupazione che dimostreranno di avere una situazione economica (Isee) che non supera un certo livello e tra poco i cittadini potranno consegnare la loro domanda presso i centri dell’impiego del loro comune.
L’idea di fondo è che questo sostegno sia temporaneo, serva per il periodo in cui una persona non riesce a trovare una nuova occupazione. Infatti sono state introdotte anche nuove figure – i “navigator” – che dovrebbero accompagnare i fruitori del reddito nella ricerca di lavoro in modo che, individuata l’offerta, l’utente possa tornare a camminare con le proprie gambe.
Il timore è che l’elefante partorisca il topolino. Le critiche che sono state sollevate si indirizzano su vari punti: innanzitutto non si considerano le differenze territoriali. Erogare lo stesso contributo quando il costo della vita è diverso, come nel Nord Italia o nel Mezzogiorno, non risponde a un principio di equità. Inoltre è stato osservato che proposte di contratti a basso reddito non verrebbero prese in considerazione, perché non convenienti. Questo da un lato disincentiverebbe il lavoro, dall’altro lato potrebbe alimentare il lavoro nero che, storicamente, nel nostro Paese non riesce a essere contrastato.
C’è poi un ulteriore elemento: non si tiene conto della multidimensionalità della povertà. Purtroppo generalmente le persone in stato di necessità non hanno solo bisogno di un lavoro. Questo diventa un punto di arrivo di un percorso. Gli aspetti sono vari, se ne possono elencare alcuni: uno scarso livello di formazione professionale, che rende la persona poco “attraente” per il mercato lavroativo, e un debole livello di istruzione, che diventa un ostacolo perché colpisce le possibilità comunicative e progettuali; le difficoltà abitative e di consolidamento delle reti sociali. Serve accompagnare le persone per sollevarle dalla miseria. I servizi sociali comunali con le competenze specifiche e preposti al compito di prendere in carico le persone in stato di disagio sono tagliati fuori dalla misura.
Infine c’è un ultimo aspetto. Il reddito di cittadinanza serve per sostenere le persone nel tempo di ricerca del lavoro. Tuttavia, in un periodo di debole occupazione e senza una reale visione per la crescita del Paese, la misura rischia di diventare mero assistenzialismo, un lusso che non ci si può permettere.