L’Italia ha bisogno di politiche lungimiranti sull’immigrazione e l’asilo
I numeri di queste settimane sono quelli di una vera e propria emergenza. Era però facilmente prevedibile un flusso di tale portata e per questo si poteva gestire in modo certamente più efficace, invece di correre ai ripari mettendo sotto pressione i territori e utilizzando il sistema di accoglienza in maniera impropria
I numeri di queste settimane sono quelli di una vera e propria emergenza migranti. Era però facilmente prevedibile un flusso di tale portata e per questo si poteva gestire in modo certamente più efficace, invece di correre ai ripari mettendo sotto pressione i territori e utilizzando il sistema di accoglienza in maniera impropria.
Il Governo, dopo avere trasformato i Cas in una sorta di parcheggi per richiedenti asilo, eliminando i servizi primari, ha recentemente emanato una circolare con cui ha dato indicazioni alle prefetture di disporre la cessazione immediata delle misure di accoglienza per coloro che sono riconosciuti titolari di protezione internazionale e speciale, senza aspettare il rilascio del permesso di soggiorno e senza provvedere al loro trasferimento nel Sai.
In questo modo migliaia di migranti saranno espulsi dai Cas e mandati per strada con inevitabili conseguenze per i territori. È una prassi illegale, figlia di una evidente incapacità di programmare l’accoglienza.
È su questo punto che chiediamo un impegno concreto, già a partire dalle prossime settimane, affinché nel 2024 non ci si debba trovare nella stessa situazione di oggi. Programmare significa prepararsi a gestire l’accoglienza, a partire dall’adeguamento delle strutture di primissima accoglienza come quella di Lampedusa, fino all’ampliamento del Sai. Non si può affrontare ogni anno il fenomeno degli sbarchi con la falsa speranza che l’anno successivo non ci saranno o con l’illusione che gli accordi con i paesi di transito (Tunisia e Libia) produrranno una diminuzione dei flussi e le morti in mare.
L’Italia ha bisogno di politiche lungimiranti sull’immigrazione e l’asilo.
Oliviero Forti