Il coraggio della speranza
All’inizio di un nuovo anno si rafforza l’esigenza di prendere le distanze da chi è incapace di scorgere tra le nebbie del nulla gli orizzonti della speranza.
Un inestricabile intreccio di notizie cattive e buone, una cortina di fumo che rende difficile ma non spegne il respiro, un peso nella testa che rende arduo ma non impedisce di guardare più in alto e più lontano: ecco alcune immagini dei giornali a fine anno.
Sui quotidiani del 28 dicembre dominavano le foto delle bare bianche di due ragazze di Roma, di una nave militare russa in un porto iraniano, della strage di cristiani in Nigeria ad opera dell’Isis, dei signori della guerra in Libia, di un aereo precipitato in Kazakisthan, di un altro naufragio di immigrati, dell’ennesimo femminicidio…
Sono sempre innumerevoli le immagini di persone ferite e uccise nel corpo e nell’anima. Come è possibile sperare in un anno migliore? Anche la memoria, che Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, definisce “l’orizzonte della speranza”, sembra incapace di trasmettere il desiderio di costruire un futuro in cui ogni uomo veda riconosciuti i diritti e la dignità.
Nulla cambierà, nulla migliorerà, non rimane che arrendersi? Dopo gli auguri e i brindisi cosa resterà, cosa arriverà?
I pessimisti e gli scettici continueranno la loro opera di seminatori di paura, di disorientamento, di diffidenza, di rifiuto dell’altro.
All’inizio di un nuovo anno si rafforza l’esigenza di prendere le distanze da chi è incapace di scorgere tra le nebbie del nulla che avanza gli orizzonti di una speranza, di un realismo che conosce la forza del male ma a questa forza non lascia l’ultima parola.
Ci sono uomini che nelle oscurità della storia hanno intravisto delle luci. Uomini che indicano la direzione verso la giustizia e la pace. Uno di questi, Giorgio La Pira, aveva nel cuore le parole di una lettera dell’apostolo Paolo e le aveva riassunte nel motto “Spes contra spem”, ’invito a osare l’inosabile per costruire la giustizia e la pace.
Le aveva fatte proprie Helder Camara, che nell’introduzione a una raccolta di discorsi del sindaco di Firenze scriveva: “Colui che non vuole uscire dall’egoismo, dal perbenismo, dalla viltà, dalla paura, non ascolta La Pira!”.
Non ascolta le parole e non comprende la forza di un uomo che, per amore della pace e della giustizia, aveva osato l’inosabile.
“Il coraggio – scrisse La Pira nel 1977, pochi mesi prima della morte, a un gruppo di politici fiorentini – non vi faccia difetto perché il vostro compito è questo: ricercare in comune il bene comune”.
La speranza si presenta alla porta del nuovo anno per condurre anche la politica fuori dalla palude della mediocrità. Sempre l’accompagna il coraggio.