I poveri potrebbero aumentare. Una riflessione a partire dal Rapporto sulla condizione economica delle famiglie pubblicato questa settimana dall'Istat
In futuro sarà probabile che i più vulnerabili possano aumentare e la distanza con gli altri diventerà ancora maggiore.
Nella nostra società tutta concentrata sulla prestazione e sull’apparire la condizione di povertà, forse, è un segnale di emarginazione ancora più forte che nel passato. Mostrare di avere riuscire nella propria professione, sfoggiare serenità e sicurezza ci inseriscono nella società del consumo e accompagnano il nostro sentimento di integrazione. Ci fanno sentire accettati. Dentro questo contesto quelli che rimangono indietro diventano sempre meno visibili, più sfocati e distanti.
Tuttavia, l’ultimo rapporto Istat sulle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie” evidenzia che il rischio di povertà ed esclusione sociale riguarda una parte consistente della popolazione italiana: oltre 14 milioni e 300mila persone – il 24,4% dei cittadini. All’interno di questo folto gruppo è attraversato da sfumature differenti: il 9,8% paga dazio a causa di una “bassa intensità lavorativa”, si tratta di famiglie i cui componenti non sono riusciti a trovare un’attività remunerativa per più di un quinto del tempo lavorativo previsto in un anno; il 20,1% corre il rischio di cadere in uno stato di povertà economica e il 4,5% versa in stato di grave privazione. Queste tre condizioni si intrecciano: così nel gruppo incontreremo alcuni un una condizione di vulnerabilità maggiore e altri in una condizione di vulnerabilità minore.
Un’altra indicazione che possiamo recuperare dal rapporto evidenzia che la disuguaglianza in Italia rimane pressoché costante. Negli ultimi anni, e nemmeno lo scorso anno, si è ridotta la distanza tra il quinto più ricco della popolazione italiana e il quinto più povero il rapporto tra i redditi rimane di 5,6 volte superiore. Nel periodo di crisi che abbiamo affrontato tra Covid 19 e attuale carenza di risorse dovuta alla guerra in Ucraina avvertono i ricercatori che la situazione non di disagio non è peggiorata e la disuguaglianza non è aumentata grazie alle misure di sostegno al reddito. Ad esempio, Il reddito di cittadinanza – che quest’anno è stato fortemente modificato e ridotto – lo scorso anno ha svolto la sua funzione di ammortizzatore sociale, in sua assenza il divario tra i redditi tra i più ricchi e i più poveri sarebbe arrivato a 6,1.
In futuro, dunque, sarà probabile che i più vulnerabili possano aumentare e la distanza con gli altri diventerà ancora maggiore. I primi potranno continuare a sentirsi inseriti sfoggiando i risultati delle loro prestazioni e mostrando la loro forza, mentre gli altri saranno sempre più lontani e meno incisivi, relegati in un mondo distante.