I nostri ragazzi e l’Educazione civica. La Iccs 2022 ci offre informazioni confortanti a proposito dei nostri studenti
I giovani hanno anche atteggiamenti più favorevoli, rispetto alla media internazionale, nei confronti sia dell’eguaglianza di genere che dell’eguaglianza dei diritti tra gruppi
A che punto siamo con l’educazione civica in Italia?
La ICCS 2022 – International Civic and Citizenship Education Study, indagine che mette a confronto dati che provengono da diversi Paesi del mondo (invalsiopen.it), ci offre informazioni confortanti a proposito dei nostri giovani studenti.
La terza edizione dell’Indagine si è soffermata su aspetti legati alla cittadinanza globale, allo sviluppo sostenibile, alle migrazioni, alle evoluzioni dei sistemi politici tradizionali e all’uso delle tecnologie digitali per l’impegno civico e ha coinvolto circa 3.400 dirigenti scolastici, 40.000 insegnanti e 82.000 studenti provenienti da 22 Paesi e da due Entità subnazionali. Il campione italiano era costituito da circa 4.300 studenti di terza media, 2.100 insegnanti e 226 dirigenti scolastici.
Sostanzialmente lo scopo della ricerca è stato comprendere ed evidenziare le modalità in cui i giovani vengono preparati per svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini in società democratiche. Ebbene, pare che gli studenti italiani abbiano totalizzato un punteggio molto buono (523 contro una media generale di 508), dimostrando nel 70% dei casi una conoscenza civica di livello B (di secondo livello, quindi, rispetto agli indicatori di complessità delineati).
C’è da dire, comunque, che i dati hanno evidenziato una certa disomogeneità territoriale: gli esiti dei ragazzi che vivono nel Sud e nelle Isole (punteggio medio 495) sono differenti rispetto a quelli di coloro che abitano nel Centro e nel Nord Italia (punteggio medio 542). Da sottolineare, inoltre, anche un certo divario di genere (che, però, non riguarda soltanto il nostro Paese): le ragazze italiane hanno totalizzato mediamente 27 punti in più rispetto ai coetanei maschi.
A determinare queste differenze è il contesto socio-culturale. I ragazzi che hanno totalizzato un punteggio migliore provengono da ambienti più elevati e ricchi di opportunità educative.
I dati ICCS 2022 ci riferiscono, inoltre, che i preadolescenti italiani attingono le proprie informazioni su politica e società attraverso la tv, Internet e, in qualche caso, la lettura di giornali, compresi quelli online. In In Italia il tasso degli studenti che afferma di parlare frequentemente con i propri genitori di questioni politiche e sociali è del 47%.
Rispetto ai loro coetanei di altri Paesi, pare che i nostri ragazzi siano più propensi a partecipare in futuro alle elezioni rispetto alla media internazionale (52% in Italia, rispetto al 49% delle altre nazioni). L’83% degli studenti italiani ha dichiarato di essere d’accordo sul fatto che la democrazia sia ancora la migliore forma di governo per il Paese. A livello internazionale la percentuale è del 74%.
I giovani hanno anche atteggiamenti più favorevoli, rispetto alla media internazionale, nei confronti sia dell’eguaglianza di genere che dell’eguaglianza dei diritti tra gruppi, con o senza background migratorio.
Interessante anche il fatto che il 58% dei nostri studenti frequentino scuole in cui sono coinvolti nelle attività di progettazione dell’offerta formativa della scuola. Questa percentuale è più alta di 14 punti rispetto alla media internazionale. Sempre nel nostro Paese il punteggio nella scala “clima di classe aperto alla discussione” è di 55, superiore di 5 punti rispetto alla media internazionale.
Insomma, il lavoro sembrerebbe procedere nella giusta direzione, ma ci sono senz’altro ampi margini di miglioramento.
All’interno delle istituzioni scolastiche, da alcuni anni a questa parte, l’impegno sul fronte dell’educazione civica ferve e si arricchisce di nuove iniziative. E altrove? Cosa offre la comunità sociale a questi giovani che devono maturare idee e sensibilità rispetto alla realtà in cui si trovano immersi?
Purtroppo continuano a scarseggiare luoghi di aggregazione, dove trovare spunti e sollecitazioni, nonché autentiche occasioni di confronto. Anche le famiglie, nonostante i momenti dedicati alla discussione e all’analisi di episodi legati alla cronaca o alla quotidianità, sono lasciate sole in questo sentiero educativo.
C’è ancora molto da fare, quindi, soprattutto non perdendo di vista la prospettiva “comune” dell’educazione, che ancora troppo spesso viene percepita come “fatto privato”.