Gmg 2019: a Panama freschezza e l’entusiasmo di cui abbiamo tanto bisogno
Ieri mattina abbiamo partecipato alla Messa domenicale. Forse qualche cosa avrebbe fatto rizzare i capelli ai nostri liturgisti, ma c’è davvero da restare ammirati: chiesa strapiena, famiglie giovani con bambini e ragazzi, l’intensità e la forza dei canti. Si passa in un secondo da un clima di vivace allegria (per il canto) a un silenzio impressionante che permette la preghiera. Un sogno. Pensavo che loro ci guardano con ammirazione, perché veniamo da ciò che considerano l’origine e il cuore della fede: il Mediterraneo (su cui affaccia la Terra Santa), Roma (la tomba di Pietro e la Sede del Papa). Ma anche noi finiamo per ammirare loro: per quella freschezza, quell’entusiasmo, quella disponibilità nell’accogliere la fede, nel cercare di sentirsi coinvolti e di manifestarla
Hanno iniziato ieri sera, stanno continuando in queste ore. Ma con il fuso orario non ci intendiamo: sei ore di differenza. Insomma: sono momenti in cui i giovani italiani “sbarcano” nella città di Panamà, capitale dello stato panamense. Il clima è caldo: quello meteo, ovviamente, ma anche quello della gente che arriva e che accoglie. La parrocchia di Santa Maria di Guadalupe ha preparato un’accoglienza straordinaria: tutti i giovani sono accolti nelle famiglie e questo vuol dire che non dormiranno in situazioni posticce o di emergenza e soprattutto le case che li accolgono sono fatte di famiglie giovani piene di un grande spirito di ospitalità.
I panamensi sono un popolo mite e sereno: sorridono sempre.
Sembra sempre che sappiano di essere non all’altezza delle situazioni (effettivamente un incontro internazionale di questa portata è per loro un azzardo più che una sfida), ma non per questo si arrendono. Anzi, si mettono di impegno e provano a superare qualunque ostacolo. Sempre con il sorriso sulle labbra. Li guardo e un po’ li invidio: non avremmo bisogno anche noi, in Italia, di ritrovare in ogni luogo e qualunque cosa facciamo, un po’ di serenità nell’affrontare il nostro lavoro, i nostri impegni, le nostre relazioni?
Ieri mattina abbiamo partecipato alla Messa domenicale.
Forse qualche cosa avrebbe fatto rizzare i capelli ai nostri liturgisti, ma c’è davvero da restare ammirati: chiesa strapiena, famiglie giovani con bambini e ragazzi, l’intensità e la forza dei canti. Si passa in un secondo da un clima di vivace allegria (per il canto) a un silenzio impressionante che permette la preghiera. Un sogno.
Pensavo che loro ci guardano con ammirazione, perché veniamo da ciò che considerano l’origine e il cuore della fede: il Mediterraneo (su cui affaccia la Terra Santa), Roma (la tomba di Pietro e la Sede del Papa). Ma anche noi finiamo per ammirare loro: per quella freschezza, quell’entusiasmo, quella disponibilità nell’accogliere la fede, nel cercare di sentirsi coinvolti e di manifestarla. Sì, anche noi abbiamo bisogno di loro!
Don Michele Falabretti