Fuori pista. Uno scontro tra due piloti e la gara dello stimarsi a vicenda
Lo scontro tra due piloti di Fomula 1 è un segnale, arrivato dalle prime pagine dei giornali, di una deriva sempre più diffusa e sempre più triste.
“L’unica cosa che conta è che la Ferrari vinca e ci sia un gioco di squadra”: il rimprovero di John Elkann presidente della casa automobilistica è arrivato subito dopo l’incidente nella corsa in Brasile che ha visto Sebastian Vettel e Charles Leclerc, entrambi del Cavallino, buttarsi fuori pista a vicenda.
Pare che nella storia delle Formula 1 la rivalità tra piloti della stessa scuderia abbia altre volte superato la rivalità con colleghi di altre case concorrenti.
Elkann ha fatto allora capire ai due rivali che questo scontro non è accettabile e ha citato il motto del fondatore della casa di Maranello: “La Ferrari viene prima di tutto e di tutti”.
Nel rutilante mondo della Formula 1 non mancano le ombre e le nubi e il monito dell’attuale presidente e del fondatore non può non essere colto come una preoccupazione di fronte al dilagare di un “io” che non accetta regole e limiti. Non accetta ordini di scuderia perché li ritiene lesivi della propria dignità e della propria libertà.
Come riferiscono le cronache questo non accade solo nello sport.
Il tarlo del delirio di individuale che non ammette l’altrui visibilità è sempre in movimento, corrode le relazioni tra le persone e le riduce a rapporti sempre più poveri di umanità.
Lo scontro tra due piloti di Fomula 1 è un segnale, arrivato dalle prime pagine dei giornali, di una deriva sempre più diffusa e sempre più triste eppure il fatto che qualcuno abbia alzato la voce per un rimprovero dice che la coscienza non si è del tutto spenta e reagisce.
Il monito “La Ferrari viene prima di tutto e di tutti” può essere letto, andando oltre gli interessi di chi l’ha lanciato, come un appello a riscoprire il senso e la bellezza del tendere insieme verso un traguardo importante per tutti, del tendere verso quel bene comune per la cui ricerca e costruzione non serve un campione solitario.
Si dirà che queste considerazioni perdono consistenza di fronte al mondo della Formula 1. Può darsi, ma ogni mondo, anche quello dell’automobilismo, può imprevedibilmente offrire motivi di analisi e spunti di riflessione.
E’ importante guardare nelle pieghe di questi mondi per scoprire che, la tecnica, la ricerca, la bravura e l’audacia hanno bisogno del gioco di squadra per essere insieme vincenti.
La pista della Formula 1 non potrebbe allora essere una metafora del cammino degli uomini per il quale vale più che mai il motto paolino del gareggiare nello stimarsi a vicenda?
Non si potrebbe scoprire una traccia di questo invito anche nel rimprovero a due piloti superbi?