Droghe, “cocaina sostanza socialmente accettata. Riflette la cultura dei nostri tempi”
Secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico metropolitano dipendenze di Bologna, tra 2009 e 2019 almeno 5 mila persone si sono rivolte a SerT e ospedali per problemi con la cocaina. I dati al centro del webinar “Oltre lo specchio. La cocaina tra mito e realtà”, organizzato da Open Group
Secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico dipendenze, nell’area metropolitana di Bologna 1,5 persone ogni mille residenti hanno avuto, dal 2009 al 2019, problemi con la cocaina. Sono almeno 5 mila, infatti, le persone che in 10 anni si sono rivolte ai SerT o che si sono recate nei pronto soccorso e negli ospedali. L’età media è tra 32 e 33 anni, il 12 per cento sono donne, il 40 per cento consuma anche eroina. Durante la pandemia, l’uso della cocaina tra i consumatori socialmente integrati (ovvero chi la assume a lavoro o nel weekend) è crollato del 64 per cento, mentre è aumentato tra i cosiddetti consumatori problematici, che la mischiano con altre sostanze. “Le persone che, per uso di cocaina, nel 2020 hanno avuto accesso ai pronto soccorso nell’area metropolitana di Bologna sono state 400, con una diminuzione del 30 per cento rispetto al 2019 – afferma il responsabile dell’Osservatorio, Raimondo Maria Pavarin –. Tra queste è però aumentato in modo esponenziale la percentuale di ex utenti del SerT, che sono il 20 per cento rispetto a una media del 6 per cento negli anni precedenti”.
Pavarin sarà tra i relatori del webinar organizzato dalla cooperativa sociale Open Group “Oltre lo specchio. La cocaina tra mito e realtà”, confronto tra punti di vista diversi per riflettere sul consumo di cocaina e il suo impatto sulla società in calendario mercoledì 23 giugno dalle 10 alle 12, a 3 giorni dalla Giornata internazionale dell’Onu contro l’abuso e il traffico di droga. Ospiti dell’evento (fruibile sul canale Youtube e la pagina Facebook di Open Group) oltre a Pavarin, lo psichiatra esperto di dipendenze patologiche Augusto Consoli; lo scrittore Saverio Fattori, autore del romanzo “Finta pelle”; la dottoressa Chiara Lanzarini del Pronto soccorso del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi e Denise Armerini, responsabile del comparto Dipendenze e carcere dell’area Welfare della Cgil. In programma anche l’intervento di Marcello Lolli di Area 15 – servizio comunale di informazione e prevenzione degli abusi di sostanze legali e illegali, rivolto a giovani fino a 24 anni – e di Giovanni Dognini e Caterina Pozzi, rispettivamente presidente e vicepresidente di Open Group, con le testimonianze di 3 ex consumatori di cocaina.
Le chiusure e le limitazioni dei luoghi di ritrovo e di divertimento hanno cambiato anche le abitudini di consumo da parte dei giovani bolognesi. “L’uso di sostanze si è spostato in parte in ambito privato, quindi nelle case – osserva Marcello Lolli, responsabile di Area 15 –. Sappiamo di ragazzi che affittavano un appartamento su Airbnb per passare lì la serata, fino alle 3 o 4 di notte, insieme agli amici”. Ma tra i giovani avviene anche un consumo individuale delle sostanze: “Per alcuni è una maniera per affrontare le difficoltà che stanno vivendo, o per staccare da determinati pensieri”. “Noi ci occupiamo di tossicodipendenza sin dagli anni Ottanta, con le prime comunità per eroinomani – aggiunge la vicepresidente di Open Group, Caterina Pozzi –. In questi anni, abbiamo osservato un’evoluzione dei consumi, incontrando un mondo di persone fragili, che si sono rivolte a noi dopo essere state intercettate dai servizi. La cocaina riflette la cultura dominante dei nostri tempi, quella che richiede di essere sempre all’altezza, brillanti e performanti. Per questo è una sostanza socialmente accettata, di cui si parla poco o solo nel momento in cui diventa dipendenza patologica. Come cooperativa ci interessa invece raccontare, soprattutto ai giovani, cosa c’è dietro la cocaina: informare, offrire prospettive diverse, è secondo noi il modo migliore per fare prevenzione e aumentare la consapevolezza dei rischi di una sostanza che può portare a compromettere seriamente la propria salute e la propria vita personale e professionale”.