Con pochi asili non si aiutano i genitori. L’assoluta incapacità a fornire risposte strutturali di supporto alla genitorialità non aiuta le coppie

La scarsa offerta di servizi per l’infanzia costringe uno dei partener ad astenersi per un lungo periodo di tempo dall’attività lavorativa.

Con pochi asili non si aiutano i genitori. L’assoluta incapacità a fornire risposte strutturali di supporto alla genitorialità non aiuta le coppie

Molto spesso la mancata conciliazione tra i tempi di vita è indicata come una delle motivazioni principali che incidono sugli scarsi tassi di natalità. I partner invasi dal tempo lavorativo deciderebbero di non diventare genitori. Molto probabilmente la carenza di possibilità di adeguare i propri tempi potrebbe essere una delle cause, provocata dalla tradizionale rigidità del mondo del lavoro italiano e dalla scarsa capacità degli uomini a condividere i carichi di cura familiari. A questo si aggiunge anche la disparità di trattamento retributivo tra occupati e occupate che sicuramente incide a disincentivare le donne a portare avanti una gravidanza che poi sarà per loro causa di allontanamento dal mondo del lavoro o causa di rallentamento nella loro carriera professionale.
A queste motivazioni se ne sommano altre che guardano alla mancanza di servizi. Un altro tema importante è legato alla scarsa offerta di servizi per l’infanzia che costringerebbe uno dei partener ad astenersi per un lungo periodo di tempo dall’attività lavorativa. Certamente non ci sono solo lacune di politica educativa e sociale a determinare la decisione di non generare figli, ce ne sono alcune culturali, altre legate al mutamento dei ruoli e delle aspirazioni degli uomini e delle donne. Però l’assoluta incapacità a fornire risposte strutturali di supporto alla genitorialità sicuramente non aiuta le coppie a scegliere.
L’Italia, infatti, rimane lontana dagli obiettivi (in verità a loro volta bassi: 33%) fissati dall’Unione europea di garantire la possibilità di accesso agli asili nido al totale dei bambini tra i 3 e i 36 mesi. Per un paese che si lamenta per lo scarso numero di neonati, non essere in grado di soddisfare nemmeno gli obiettivi minimi per i pochi presenti è veramente quasi un segnale di impotenza o di disinteresse. La distanza tra la reale capacità di offerta e l’obiettivo è tale che non sarebbe colmata neanche se fossero portati a termine tutti i progetti finanziati dal PNRR in questo ambito. Un’elaborazione dei dati pubblicata da Lavoce.info intitolata “Asili nido la copertura europea resta un miraggio” mostra che nel 2026 tra le grandi città solo Bari e Milano sarebbero in grado di sfiorare – non raggiungere – l’obiettivo. Il resto rimarrebbe abbondantemente al di sotto. Senza considerare che rimarrebbero elevate le disparità tra le diverse aree, tra le quali, specialmente nel Sud e nelle Isole, si lamenta un forte ritardo.
Sarebbe poi importante considerare il contributo al percorso di crescita che dli asili possono fornire ai bambini: la ricchezza di nuovi stimoli, l’importanza di relazionarsi con altri coetanei, la presenza di figure professionali dedicate diventano una grande opportunità per il bambino. Elemento assai sottovalutato, perché si pensa agli asili esclusivamente come parcheggi, senza considerare che la loro mancanza potrà generare nuove povertà educative.

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Fonte: Sir