Rizzato, primattore muto
Ha rivelato la perizia-chiave sulla diga del Vajont. Il Teatro Popolare di Ricerca è stata la sua passione.
Scomparso, in punta di piedi, a 88 anni. Lorenzo Rizzato non è stato solo il fondatore, animatore e appassionato regista del Teatro Popolare di Ricerca (sempre vivo grazie al figlio Pierantonio nell’ex chiesa di san Clemente in piena zona industriale).
In silenzio, Rizzato è... “primattore muto” nello scandalo del Vajont. Senza di lui, nessuno avrebbe mai saputo la verità. Grazie a lui, dalla tragica palude di morte a Longarone affiorarono le responsabilità dell’Università di Padova, della Sade e dei politici. Con il suo coraggio, Tina Merlin dimostrò di aver avuto ragione nel lanciare l’allarme preventivo. Senza di lui, sarebbe stata un’altra “tragica fatalità” nella storia catastrofica dell’Italia.
Dopo i quasi 2000 morti perché “un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è caduta sulla tovaglia” (Dino Buzzati sul Corriere della Sera), Rizzato reagì in base alla coscienza civica. Tirò fuori dai cassetti le relazioni firmate da Augusto Ghetti (direttore dell’Istituto di Idraulica del Bo’) sul modello della diga del Vajont. Ne fece copie cianografiche e le affidò a Franco Busetto, deputato del Pci. Furono pubblicate dal Giorno e dall’Unità, rivelando come il rischio della tragedia fosse ben noto, documentato, prevedibile.
Rizzato finì in cella a piazza Castello, poi alla sbarra: assolto per insufficienza di prove. E rimase ostinatamente in silenzio, fedele al gesto “rivoluzionario” in un mondo di impuniti irresponsabili. Rizzato per decenni ha sempre ceduto ad altri le luci della ribalta sul Vajont. Ma è soltanto lui il vero protagonista. Si merita l’Oscar della nostra gratitudine: sul silenzio composto, straordinario, inimitabile di Lorenzo Rizzato non calerà mai il sipario.