Quello che la GMG ci insegna anche oggi: la Chiesa è cattolica perché tutti sono raggiunti da Cristo
Fretta buona e fretta cattiva. L’ansia che paralizza da una parte, la gioia che mette in movimento dall’altra.
La Giornata Mondiale della Gioventù iniziata martedì 1° agosto a Lisbona ha in sé tutti gli ingredienti delle classiche GMG, una formula che si ripete incessantemente da quasi quarant’anni. Il caldo, i disagi, le attese, le file, la fatica, la disidratazione, la stanchezza. Ma anche le relazioni, i sorrisi, le spianate di bandiere, i canti e gli slogan, il percepire con tutto il corpo, a pieni polmoni, che la Chiesa Cattolica è davvero universale. Sui social, in questi giorni, ha fatto parlare di sé una critica alla GMG nella sua formula, vista come autocelebrazione del cattolicesimo, un’illusione ottica che fa percepire ai giovani credenti, per pochi giorni, una realtà in cui la fede in Cristo è ancora trionfante maggioranza. Ma è una critica ingenerosa e profondamente sbagliata. La GMG semmai è l’occasione per mettere insieme popoli diversi, nazioni diverse, stili diversi, modi di cantare, di pregare, di relazionarsi diversi e capire che tutte queste diversità sono abbracciate da Cristo. Sta poi ai giovani comprendere che l’universalità e il senso di maggioranza della Chiesa è in potenza: non c’è uomo non amato da Cristo, non c’è ambito, luogo o ambiente che non possa essere raggiunto e trasfigurato dal suo messaggio. Ma torniamo alla fretta. Quella buona da una parte, quella cattiva dall’altra. Per chi scrive – ormai alla sua quarta GMG – è scattata ancora una volta la trappola dell’attesa. Riuscirò a fare questo, voglio fare quest’altro. Nello specifico: riuscirò a fare tot interviste, riuscirò a raccogliere tot storie, tanti video, tanti materiali. Poi ti ritrovi sballottato dai mezzi pubblici, rallentato dal caldo e dalla fatica, scombinato da una notte insonne sul pavimento che ti ricorda che l’età anagrafica ha un suo peso inesorabile. Capisci che la GMG è un po’ come il cammino di Santiago. Entrambi enfatizzano la fatica, il disagio fisico, la rinuncia per rendere ancora più prezioso ed emotivamente impattante le piccole cose che succedono, i piccoli incontri che si affrontano, quella breve citazione del Vangelo che sembra rispondere pienamente a quella domanda che ti teneva sveglio la notte. La GMG non è una pastorale della straordinarietà. È un’accelerazione della quotidianità, capace di mettere a tacere tante ansie e a metterti in corpo un po’ di fretta buona per il ritorno. Per questo, i momenti più importanti sono gli eventi attesi alla GMG che saltano per aiutare un amico con un’insolazione, le chiacchiere mentre si è in fila per il pranzo, i canti nella metro.