Vertice Europa-Africa: i missionari, “qui la gente non se n’è neanche accorta”
Padre Mauro Armanino (in Niger) e padre Antonio Guarino (Zambia) commentano il recente vertice di Parigi voluto dal presidente Macron. Dubbi sui prestiti e sulla reale volontà di sostenere le nazioni e i popoli del continente. "Processo di omologazione dell’Africa alle istanze finanziarie del mondo occidentale, e lo stesso approccio vale per il Covid". "Scollamento tra la nostra realtà di estrema povertà e i dibattiti che vengono affrontati in sede diplomatica"
Quello di Parigi è stato un vertice “altisonante in Francia, ma invisibile in Africa. La gente comune qui non se ne è neanche accorta!”. Aprirà forse un varco di speranza la proposta francese di rimuovere il copyright sui vaccini anti-Covid (sebbene sia ancora solo una proposta), ma “abbiamo molti dubbi sulla strategia di nuovi prestiti del Fondo monetario internazionale, che creano debito inesigibile per l’Africa”. È quanto affermano due missionari in Africa – in Zambia e Niger – commentando le conclusioni del vertice voluto da Emmanuel Macron (18-19 maggio) per far fronte alla crisi economica degli Stati africani più colpiti dal Covid 19.
L’Africa è rimasta lontana. Il “New Deal” africano di Macron non convince parte dei missionari, che intravedono una visione del mondo “lontana dalla realtà quotidiana delle nostre periferie”. “Arriveranno forse dei soldi, tramite meccanismi finanziari di condizionalità, ma noi non usciremo dalle nostre prigioni di povertà e deserto”, afferma padre Mauro Armanino, della Sma, al telefono con “Popoli e Missione” da Niamey, in Niger. “Io vedo un processo di omologazione dell’Africa alle istanze finanziarie del mondo occidentale, e lo stesso approccio vale per il Covid: si è parlato di vaccini e copyright. Ma non si è detto quanto in Africa sia stata e sia importante la cura, e quanto si è riusciti ad arginare la pandemia grazie all’assistenza sanitaria, seppure frammentaria”, aggiunge Armanino.
Prestiti, non donazioni. A Parigi, i venti capi di Stato africani e i leader e gli alti funzionari europei (nonché diversi rappresentanti dell’Ue) hanno raggiunto un accordo per mobilitare ulteriori fondi europei da veicolare attraverso il Fmi: saranno aggiunti 100 miliardi di dollari per l’emergenza Covid in Africa, in prestiti agevolati. Ma “non scordiamoci che si tratta di prestiti – fa notare dallo Zambia padre Antonio Guarino, missionario comboniano – e non di donazioni. Il testo dell’accordo parla di pledge, impegno, verso il Fmi. Anzi puntualizza che ci sono dei ‘lacci’, delle condizionalità per ottenere i fondi, e un obbligo di restituzione, sebbene agevolato”.
Qualche buona promessa. È stata anche chiesta dalla Francia la rimozione degli ultimi ostacoli per l’ottenimento da parte del Sudan, di nuovi prestiti del Fmi, che apre però una incognita sulla restituzione. “La Francia così ribadisce il suo predominio e controllo a Sud del Sahara”, commentano i missionari. Macron ha incassato qualche buon risultato e qualche promessa pure sul fronte della distribuzione dei vaccini (Parigi sollecita la vaccinazione del 40% della popolazione africana entro la fine del 2021, tramite Covax), e sulla proposta di rimuovere il copyright sui brevetti, e consentire così all’Africa di sviluppare un proprio vaccino.
Terrorismo jihadista. “È importante questa apertura di Macron per l’abolizione dei brevetti relativi ai vaccini (sul modello Biden), ma non è detto che poi lo si faccia! La lobby farmaceutica vuole bloccare questo processo, così come sta avvenendo negli Usa, e dobbiamo contrastarla subito”, spiega Nicoletta Dentico, esperta di questioni sanitari internazionali. In un mini-summit parallelo tra cinque Paesi del Sahel (Niger, Mali, Burkina Faso, Benin e Ciad), a latere del summit principale, si è discusso pure di frontiere nel deserto e di come arginare il terrorismo jihadista, “ma non si è parlato di apertura ai migranti dal Niger”, precisa Armanino. “C’è uno scollamento tra la nostra realtà di estrema povertà e i dibattiti che vengono affrontati in sede diplomatica – dice padre Armanino –. Qui in Niger non è vista di buon occhio la partecipazione del presidente Mohamed Bazoum a questi incontri mondani in stile neo-coloniale, che non hanno mai portato a vantaggi seri per il popolo, nel momento in cui noi abbiamo reali problemi di sicurezza e di sopravvivenza, all’interno dei nostri confini di sabbia”. Macron si è presentato come “un Don Chisciotte o un Robin Hood, in versione salvifica dell’Africa – conclude il missionario – ma la sua è una visione molto eurocentrica dei rapporti tra i due continenti, così come è sempre stata. Manca una versione alternativa, mancano anche dei leader africani di spessore, non asserviti al potere coloniale”.
Ilaria De Bonis*
*Popoli e Missione