Vaccini anti-Covid e anti-influenza. Cauda: “Strategici entrambi, ma la mascherina rimane fondamentale”. In arrivo un vaccino combinato
Conto alla rovescia per l’avvio della somministrazione, il 20 settembre, della terza dose di vaccino anti-Covid ai soggetti immunocompromessi mentre sta per partire anche la campagna antinfluenzale. Il direttore di Malattie infettive del Gemelli: “Vaccinarsi anche contro l’influenza è di rigore, ma rimane fondamentale l’uso della mascherina”. Intanto Moderna annuncia un vaccino di richiamo combinato anti-Covid e anti-influenza
Prenderà il via il 20 settembre la campagna di somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid, iniziando, come stabilisce la circolare del ministero della Salute, dai soggetti immunocompromessi, mentre con l’autunno alle porte è previsto, come ogni anno, anche l’avvio della campagna di vaccinazione antinfluenzale. ”Vaccinarsi anche contro l’influenza è di rigore, ma rimane fondamentale l’uso della mascherina”, dice al Sir Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive al Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma. Intanto l’azienda americana Moderna, produttrice del vaccino a mRna Spikevax, più noto semplicemente come “Moderna” annuncia di avere in cantiere un siero di richiamo combinato anti-Covid e anti-influenza stagionale.
Professore, terza dose anti-Covid e a breve avvio della campagna antinfluenzale, caratterizzata l’anno scorso da gravi ritardi nella fornitura di dosi ai medici di famiglia…
Sulla scorta della lezione dell’anno scorso, speriamo quest’anno di avere una maggiore disponibilità di vaccini antinfluenzali. In epoca pre-Covid si registravano in Italia mediamente ogni anno circa 8 milioni di casi di influenza e 8 mila decessi, correlati in modo diretto o indiretto all’influenza. L’anno scorso, e non grazie alla vaccinazione che per una serie di motivi non è stata più capillare rispetto agli anni precedenti, la stagione epidemica influenzale di fatto non c’è stata. Questo è dovuto alle misure di precauzione anti-Covid, in particolare all’utilizzo delle mascherine, la misura di protezione più efficace dal momento che il virus dell’influenza si trasmette in maniera del tutto analoga al Sars-CoV-2. Tuttavia, con la variante delta che ha fatto salire l’R0, ossia la capacità di un soggetto infetto di infettarne altri, a 7-8, valore simile a quello della varicella,
dobbiamo limitare il rischio di co-circolazione dei due virus, e il rischio di confondere l’influenza con il Covid-19 e viceversa.
Quindi la vaccinazione antinfluennzale “aiuta” a fare diagnosi differenziate?
Con il senno di poi, oggi sappiamo che il cosiddetto “paziente 1” di Codogno, identificato nel febbraio 2020, è stato verosimilmente preceduto da molti altri che, senza colpa di nessuno, non sono stati identificati come legati al Covid perché c’è stata confusione con l’influenza.
Questa vaccinazione è importante non solo per scongiurare un’eventuale recrudescenza dell’epidemia influenzale che potrebbe portare all’assalto dei pronto soccorso come accadeva negli anni antecedenti e costringere a letto milioni di persone, ma anche per facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d’età a maggiore rischio di malattia grave per le quali è raccomandata.
Quali saranno tempi e modalità di somministrazione? Si rischia un “ingorgo”?
Di norma la campagna si svolge da metà ottobre a metà dicembre. A deciderne i tempi è la circolare del ministero della Salute che stabilirà anche se ci dovrà essere un distanziamento dalla vaccinazione anti-Covid, e se sì, di quanto dovrà essere. Tuttavia, dal punto di vista strettamente immunologico non è la prima volta che vengono somministrati più vaccini contemporaneamente. In una prospettiva più ampia, nel caso si manifesti la necessità di somministrare periodicamente, magari su base annuale, questa doppia protezione vaccinale, le industrie farmaceutiche – Moderna, per prima, lo ha annunciato nei giorni scorsi – stanno approntando
vaccini combinati anti-Covid e anti-influenza per conferire con un’unica dose una doppia protezione.
Professore, lei insiste sull’importanza di non abbandonare la mascherina…
Con la riapertura delle scuole si registrerà probabilmente un lieve aumento dei contagi. L’avanzamento della campagna vaccinale ha sicuramente portato una maggiore protezione, tuttavia la pandemia non è affatto risolta. Continuare a mettere in atto le misure di precauzione, soprattutto indossare correttamente la mascherina almeno al chiuso o dove ci sia rischio di assembramento, ci darà una mano non solo contro il Covid ma anche per evitare un’impennata dei casi di influenza. Insomma ci consentirà di guardare ai prossimi mesi con maggiore “serenità” e “fiducia” rispetto all’anno passato.
Quale tipo utilizzare?
Se indossata da tutti, quella chirurgica è sufficiente. Tuttavia, in presenza di una variante contagiosa come la delta, la Ffp2, avendo una maggiore capacità di bloccare l’entrata del virus, conferisce maggiore protezione.