Università, linee guida per una mobilità sostenibile dopo la pandemia
Il 20% di studenti e docenti che usavano i mezzi pubblici prima della pandemia per il tragitto casa-università intende cambiare: il 13% userà l'auto. Per questo gli atenei chiedono risorse e progetti per sviluppare “una mobilità multimodale, connessa, condivisa, elettrica e attiva”. La risposta dei ministri Messa e Giovannini
Torneremo a utilizzare tram, metropolitane, autobus e treni come facevamo prima della pandemia? Una domanda che riguarda tutti, ma alla quale i 55 atenei della Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (Rus) hanno cercato di rispondere con un'indagine che ha coinvolto mille tra studenti, docente e personale. E ne è emerso che chi prima della pandemia usava biciclette, monopattini o auto elettriche continuerà ad andare all'Università con questi mezzi, idem per chi usava l'auto. Invece il 20% di chi si spostava con i mezzi pubblici intende cambiare: il 13,3% utilizzerà la propria auto, mentre il 6% proverà forme di mobilità più sostenibili come appunto la bicicletta. Tutto dipende comunque dall'andamento della pandemia e da eventuali nuove strategie del trasporto pubblico. Ed è per questo che la Rus ha redatto un'"Agenda nazionale per la mobilità sostenibile, l’accessibilità e il diritto allo studio", in cui sono convenute alcune linee guida con “l’obiettivo di rilanciare negli atenei italiani una mobilità multimodale, connessa, condivisa, elettrica e attiva”.
Le linee guida sono state presentate oggi ai ministri dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, e delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. Prevedono il coinvolgimento degli atenei nella governance delle politiche per la mobilità sostenibile e l’accessibilità; l’inserimento dei costi dei trasporti per gli studenti tra gli interventi di diritto allo studio; una maggiore qualità ed efficienza dei mezzi pubblici. Secondo le linee guida è poi necessario creare una rete infrastrutturale più adeguata alle esigenze di mobilità attiva (piste ciclabili, stazioni di interscambio) e di sharing mobility e una diversa organizzazione oraria delle lezioni per incentivare forme di spostamento in monopattino o in bicicletta, normalmente limitate dalla prevalenza, nelle ore diurne, della mobilità veicolare privata.
“Quando si parla di mobilità si sta incidendo sul tempo delle persone e, di conseguenza, anche su alcuni loro diritti, come quello allo studio – ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa – Il sistema universitario italiano è molto variegato, così come diversa è l’accessibilità ad atenei che sono nelle grandi città rispetto a quelli che si trovano, per esempio, nelle aree interne del Paese. Parlare di mobilità sostenibile significa, quindi, pensare e contemplare soluzioni varie, flessibili, combinabili in forme diverse, a seconda del contesto nel quale ci si trova, alla disponibilità dei mezzi, alle strutture e infrastrutture presenti, all’accessibilità consentita anche in termini di costi, alle esigenze delle singole persone. Per questo, se si parla di governance della mobilità sostenibile è estremamente importante, come sottolineato anche da questo studio, considerare gli atenei attori primari da coinvolgere nella pianificazione e programmazione delle politiche urbane e metropolitane”.
“Nel Pnrr abbiamo previsto 600 milioni di euro per la 'mobilità dolce' - ha affermato il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini-, di cui 200 milioni destinati alla creazione di ciclovie urbane e 400 milioni per quelle turistiche. Inoltre, con un nostro decreto, abbiamo di recente stanziato oltre 4 milioni di euro per un progetto sperimentale in alcuni comuni che prevede la realizzazione di piste ciclabili per collegare le stazioni ferroviarie ai poli universitari. Altri 11 milioni di euro sono in arrivo per realizzare piste ciclabili tra stazioni ferroviarie e università in ulteriori comuni che stiamo identificando: un progetto al quale lavoriamo insieme al Ministero dell’Università e ai rappresentanti di Rfi, Anci e Crui. Sempre con l’obiettivo di rendere la mobilità più sostenibile e intelligente nel decreto "Sostegni 2" abbiamo previsto risorse per incentivare il ricorso al Mobility Manager da parte delle pubbliche amministrazioni, delle imprese e delle scuole al fine di realizzare piani per decongestionare le città e per incentivare l’uso di mezzi più ecologici”.