Unhcr: nella tragedia Ankara non discrimina rifugiati

La denuncia del rappresentante in Turchia dell'agenzia delle Nazioni Unite Leclerc: "Le zone colpite ospitano la più vasta popolazione di rifugiati al mondo"

Unhcr: nella tragedia Ankara non discrimina rifugiati

La situazione in Turchia e Siria dopo il terremoto che si è verificato nella notte fra domenica e lunedì è "disastrosa" ma c'è una nota di speranza: circa "8mila persone sono state salvate dai soccorritori di Ankara", che non hanno fatto alcuna distinzione fra cittadini turchi e rifugiati, molto numerosi nelle aree colpite. A evidenziarlo è il rappresentante in Turchia dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Philippe Leclerc.

"La situazione è tragica e la vediamo con i nostri occhi ogni giorno sul campo, nelle dieci province colpite dal sisma", ha detto il dirigente durante un punto stampa a Ginevra. "Come nota ottimistica - ha aggiunto - vorrei citare le 8mila persone salvate dalle squadre di ricerca e soccorso che operano sotto la guida dell'Afad, che sta intervenendo in dieci province e gode già di un ampio sostegno che sarà rafforzato dal team dell'ufficio dell'Onu per gli Affari umanitari (Ocha) e da molti altri Paesi che stanno dando assistenza".

"Stiamo assistendo di nuovo all'effetto disastroso del terremoto sulle vite delle famiglie, che siano turche (o altro), perché queste 10 regioni ospitano anche la più vasta popolazione di rifugiati al mondo", ha evidenziato il rappresentante. "Su 15 milioni di persone che abitano queste 10 province, più di 1,7 sono rifugiati siriani, e in alcune di queste, per esempio la provincia di Kilis, una persona su due è rifugiata. A Gaziantep, Sanliurfa, Hatay, lo è una persona su quattro o cinque. Pertanto- ha proseguito il dirigente-, abbiamo messo a disposizione del governo turco la capacità dell'Unhcr e di altre agenzie dell'Onu, sotto la guida dell'Afad. Iom, Wfp, Undp, Unicef, Unfpa e molte altre agenzie lavorano ventiquattr'ore su ventiquattro per sostenere l'azione di guida dell'Afad".

"Proprio mentre parliamo- ha riferito ancora Lecrerc-, gli interventi di ricerca e soccorso sono i più importanti, e hanno consentito di salvare 8mila persone in tutte e dieci le province. In questo momento l'Unhcr, insieme ad altre agenzie delle Nazioni Unite, stanno fornendo quanto richiesto dalle autorità turche: cucine da campo, letti, tende, per integrare gli sforzi compiuti dalle autorità per salvare sia i cittadini turchi che i rifugiati".

"E come sempre- ha aggiunto il rappresentante- apprezziamo che le autorità turche non facciano alcuna differenza fra le persone; è uno sforzo umanitario, una politica umanitaria inclusiva condotta dalla Turchia da oltre dodici anni, per cui Siriani, Turchi, chiunque siano le vittime, sono trattate allo stesso modo. Come dicevo, la situazione dei rifugiati è la stessa della popolazione turca. Ciò che ho voluto evidenziare- ha speigato Lecrerc- è il modo in cui le autorità turche e lo Stato turco includono i rifugiati nelle loro politiche. Solo il due per cento della popolazione totale è costituita da rifugiati siriani, che sono in questo momento 3,5 milioni in tutto il paese e 1,7 milioni nelle dieci province colpite dal terremoto".

"Queste persone- ha ribadito il rappresentante- vivono fianco a fianco con i cittadini turchi, in quegli stessi edifici che sono crollati. Partecipano ai soccorsi come volontari, coordinati dall'Afad. Quindi non ci sono differenze fra rifugiati e cittadini turchi. Vivono allo stesso modo e allo stesso modo subiscono le conseguenze del sisma".

"Ci sono solo 47mila rifugiati nei centri di accoglienza temporanea nei sette campi presenti in queste province", ha spiegato ancora Leclerc. "E in realtà questi campi possono essere impiegati come centro di raccolta per le vittime del terremoto, poiché è immenso il bisogno di sostenere gli sfollati, a causa dei crolli di molti edifici. Pertanto, non vediamo, a questo punto, alcuna differenza nella risposta e nelle necessità tra rifugiati e cittadini turchi. Ecco perché sosteniamo le autorità turche nella risposta a entrambe le popolazioni nelle diverse province che ho citato".

Secondo il portavoce dell'Unhcr, Matthew Saltmars, "in una prospettiva regionale il terremoto è stato un colpo durissimo per le popolazioni siriane sfollate. I rifugiati e gli sfollati all'interno della Siria stessa stanno già soffrendo per la crisi economica. Siamo nel pieno dell'inverno. Ci sono già state tempeste di neve. E naturalmente la crisi siriana va avanti da più di un decennio".

"Come probabilmente sapete- ha proseguito Saltmars, pure intervenuto all'incontro con la stampa a Ginevra-, ci sono quasi sette milioni di sfollati interni. C'è un bisogno enorme di sostegno umanitario e di assistenza, nel nordovest e nel nord della Siria. Nel nordovest ci sono 4,1 milioni di persone che necessitano di assistenza, la maggioranza delle quali, naturalmente, sono donne e bambini. In quelle zone stiamo operando attraverso le ong nostre partner, che lavorano instancabilmente per raggiungere le persone che hanno un disperato bisogno di aiuto".

"Quindi- ha aggiunto il portavoce-, in termini di risposta dell'Unhcr nel paese, abbiamo mobilitato il nostro staff e le nostre riserve, dalla nostra sede nel paese e dalle diverse sedi regionali, per portare l'aiuto necessario sul campo, nelle zone duramente colpite dal terremoto, per prima cosa nelle aree intorno ad Aleppo, Hama, Latakia e Idlib. In questa prima fase si tratta di portare quelli che chiamiamo beni non alimentari e di prima necessità, vale a dire coperte, abiti invernali, rifugi, tende, attrezzi da cucina e così via. Si tratta - ha concluso Saltmars- di una prima risposta immediata, che ovviamente si svilupperà nei prossimi giorni".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)