"Troppe notizie negative e spettacolarizzazione della sofferenza”
L’indagine del Movimento Mezzopieno rivela che, su quasi 3 mila titoli delle prime pagine di 5 tra i principali quotidiani, analizzati tra maggio e luglio 2020, il 40 per cento aveva valenza negativa e solo il 23 per cento positiva. Il secondo step della ricerca coinvolgerà i giornalisti
Quali sono le notizie percepite come “positive” e quali quelle percepite come “negative”? Quale spazio occupano nelle prime pagine dei giornali? Il Movimento Mezzopieno, un collettivo di associazioni, aziende, scuole e giornalisti impegnati nella diffusione della cultura della positività, ha cercato di rispondere a queste domande con un’indagine che parte dalla rappresentazione degli utenti, cioè di coloro che le notizie le leggono. Il gruppo di ricerca, guidato dalla dottoressa Marta Casonato, responsabile del centro studi di Mezzopieno, ha avviato l’indagine nel mese di maggio 2020 analizzando, attraverso un campione di 6 utenti-codificatori e codificatrici, la presenza di notizie a carattere positivo o negativo sulle prime pagine di cinque tra i principali quotidiani nazionali.
La ricerca si è conclusa tre mesi dopo e il risultato è stato netto: la percezione negativa delle notizie è stata preponderante. I 2.798 titoli analizzati, pubblicati da Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Avvenire, Il Fatto Quotidiano, per 47 giornate e un totale di 229 prime pagine analizzate, nel 40 per cento dei casi sono stati percepiti con valenza negativa, contro un 23 per cento di titoli a valenza positiva, mentre il restante 37 per cento è considerato neutro o ambivalente.
“L'eccessiva attenzione alle notizie negative e il ricorso ossessivo alla lamentela e alla spettacolarizzazione della sofferenza sono fenomeni che coinvolgono largamente i media, ma che non rispecchiano la variegata moltitudine della realtà – commenta Luca Streri, fondatore del Movimento Mezzopieno –. È per questo che dal 2018 portiamo avanti la Campagna nazionale sulla parità di informazione positiva, un’iniziativa per spingere i media a fare giornalismo costruttivo e riflettere, insieme ai professionisti dell’informazione, su come contribuire ad un’informazione più libera da condizionamenti e negatività, al servizio delle soluzioni e del bene comune”.
Alle sei persone che hanno partecipato all’indagine è stato chiesto di indicare, secondo la propria sensibilità e i propri “frame” (ossia cornici che ci servono per valutare le informazioni che riceviamo), se la notizia che leggevano sulla prima pagina del giornale era positiva o negativa – in generale concordando che è positivo quel titolo che tratta una buona notizia, o che lascia spazio alla speranza in modo costruttivo e al lato “mezzopieno” anche in una notizia di carattere negativo.
Avvenire detiene il record di percentuale di titoli positivi, mentre la Stampa quello dei titoli negativi.
La Repubblica e il Corriere della Sera mostrano un bilanciamento fra titoli neutri/ambivalenti e titoli negativi, mentre Il Fatto Quotidiano è quello che propone meno notizie positive e il maggior numero di notizie ambivalenti. Il settore cultura è quello che mostra la maggior percentuale di buone notizie, mentre in attualità, politica ed esteri se ne ritrovano le minori percentuali (perfino meno della cronaca).
“L’obiettivo dello studio è stato valutare la percezione dei lettori sull’influsso che i media hanno nel creare la loro percezione della realtà – spiega Marta Casonato, che ha guidato il gruppo di ricerca –. Questa influisce significativamente sul modo di vedere il mondo, sulla fiducia e dunque sullo stato d’animo del lettore e sulla sua capacità di costruirsi opinioni obiettive e consapevoli, attenuando o amplificando la conflittualità e il senso di appartenenza nei confronti della società”.
Se è vero che i lettori sono gli utenti finali dei giornali ed è quindi interessante sondare in primis la loro rappresentazione, è pur vero che gli stessi media fanno affidamento al “framing” per trasmettere, interpretare e valutare le informazioni. “Per questo motivo, il nostro gruppo di lavoro insieme alle università partner, sta lavorando insieme all’Università di Padova ad una seconda fase dello studio che riguarderà un confronto con chi produce l’informazione sui media: i giornalisti – concludono dal Movimento Mezzopieno –. Un paragone tra le percezioni di chi fa informazione e di chi la fruisce ha l’obiettivo di effettuare una riflessione circostanziata sull’effetto sociale e culturale delle notizie e sull’impatto che queste hanno sul benessere della società”.
Alice Facchini