Tratta, l’impatto della pandemia sul business dello sfruttamento
Rapporto “Piccoli schiavi invisibili” di Save the Children. Nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria si è registrato un calo del numero delle segnalazioni di nuove vittime. La pandemia le ha rese meno evidenti, visibili e rintracciabili. Le reti criminali hanno tuttavia rapidamente intensificato lo spostamento dello sfruttamento dalla strada al chiuso. E con la pandemia ecco l’esplosione dell’e-trafficking
Nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria, a partire da marzo 2020, si è registrato un calo del numero delle segnalazioni di nuove vittime. La pandemia le ha rese meno evidenti, visibili e rintracciabili, spesso irraggiungibili dai servizi di identificazione e protezione. A rilevarlo è il Rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento”, diffuso oggi da Save the Children
Secondo l’organizzazione, le reti criminali hanno tuttavia rapidamente intensificato lo spostamento dello sfruttamento dalla strada al chiuso, indoor, una tendenza rilevata già prima del Covid-19, e potenziato lo sfruttamento online sulla rete. Secondo le testimonianze di operatori del sistema anti-tratta, inoltre, si assiste ad un crescente sfruttamento multiplo delle vittime, coinvolte non solo nella prostituzione forzata, ma anche in attività connesse alle economie illecite, come nel caso delle ‘ovulatrici’, che trasportano nel proprio corpo ovuli di droga, o delle persone costrette a spostarsi sul territorio nazionale portando con sé pacchi di cui spesso non conoscono il contenuto.
Secondo le testimonianze degli operatori, tra cui i partner del progetto “Vie d’Uscita” di Save the Children, la prostituzione forzata su strada riguarda ormai soprattutto trans e ragazze o giovani provenienti dall’est Europa, che nel corso del 2020 hanno rappresentato il 70% dei riscontri delle unità di contatto, per il 75% provenienti dalla Romania, seguite da vittime di nazionalità albanese e bulgara. Si è invece dimezzato il numero delle vittime di origine nigeriana, prima molto numerose, che vengono sempre di più sfruttate in connection house conosciute dai clienti grazie al passaparola.
L’e-trafficking, nuova frontiera tecnologica per lo sfruttamento esplosa durante il Covid
“La pandemia ha ostacolato il lavoro di contatto diretto e valutazione da parte degli operatori anti-tratta, ma anche l’erogazione dei servizi dei percorsi di fuoriuscita, protezione e inclusione già avviati, compresi i tirocini di formazione e le borse lavoro, che, sommati alla generale vulnerabilità economica dovuta alla crisi, hanno acuito il rischio concreto di re-trafficking per un numero elevato di giovani vittime - spiega Raffaela Milano -. Al contrario, le limitazioni causate dalla pandemia sono state prontamente trasformate in opportunità da parte dei trafficanti, che stanno utilizzando tecnologie e risorse della rete online per consolidare un vero e proprio sistema di traffico degli esseri umani per via digitale. È necessario rafforzare la collaborazione e lo scambio di informazioni tra tutti gli attori coinvolti, dalle forze di polizia ai fornitori dei servizi on line e alle organizzazioni non governative per rispondere adeguatamente a questa crescita dello sfruttamento on line”. Come sottolinea l’Europol, la tecnologia ha infatti ampliato la capacità delle reti criminali, acquisendo un ruolo di primo piano in tutte le fasi che caratterizzano il traffico di esseri umani, tanto nei Paesi di origine quanto in quelli di transito e destinazione, rendendole più forti, pervasive ed aumentandone i profitti. Comunicazioni criptate e anonimato, nessuna intermediazione diretta con le vittime reclutate, minor rischio di incorrere in operazioni di polizia sono gli elementi da cui trafficanti e sfruttatori hanno tratto maggiore vantaggio, senza dimenticare la possibilità di controllare le vittime attraverso le applicazioni di localizzazione basate su GPS. L’e-trafficking si estende dalla pubblicità online delle vittime rese disponibili per i clienti al loro reclutamento, in prevalenza tramite social media. Possono essere ‘selezionate’ dai trafficanti con metodologie di caccia virtuale, hunting, che puntano ad un certo tipo di profili, o adescate, con metodologie di “pesca”, fishing, che utilizzano il più delle volte falsi annunci di lavoro per attrarre persone economicamente e socialmente vulnerabili da trasformare in vittime del loro business.
L’intervento di Save the Children in Italia
Per offrire un sostegno specifico ai minori stranieri reclutati da organizzazioni e reti criminali nei Paesi di origine per essere sfruttati in Italia nel circuito della prostituzione, Save the Children ha attivato dal 2012 il progetto “Vie d’Uscita”. Oggi il progetto viene realizzato in 6 regioni in partenariato con On the Road nelle Marche e in Abruzzo, con la Comunità dei Giovani Cooperativa Sociale e la Cooperativa Sociale Equality in Veneto, con la Cooperativa Sociale CivicoZero a Roma nel Lazio, con la Congregazione Figlie della Carità San Vincenzo de Paoli in Sardegna, e con PIAM in Piemonte. Il progetto si rivolge a una fascia d’età tra i 12 e i 24 anni, e comprende attività di rintraccio delle vittime, assistenza sanitaria e legale e percorsi di professionalizzazione e accompagnamento all’autonomia. Nel 2020, il progetto ha raggiunto 1.430 beneficiari tra cui 36 minorenni.
Al fine di garantire inclusione ai nuclei composti da mamme ex vittime di tratta e dai loro figli, permettendone l’empowerment, la partecipazione attiva alla vita sociale e riducendo il rischio di re-trafficking, Save the Children ha avviato ad aprile 2021 il progetto “Nuovi Percorsi”. Il progetto prevede il supporto alla presa in carico integrata di nuclei mamma-bambino in sinergia con il Dipartimento Pari Opportunità, il Numero Verde Anti Tratta, gli enti anti tratta del territorio nazionale e quelli territoriali afferenti al pubblico e al privato sociale. Tale presa in carico integrata mira a dare risposta ai bisogni complessi dettati dalla posizione di ex vittima di sfruttamento, anche alla luce della marginalizzazione ed isolamento aumentati con l’emergenza Covid-19. Come detto, nei primi due mesi di attività sono stati raggiunti con l’attivazione di doti e l’avvio di percorsi di orientamento e sostegno 50 nuclei vulnerabili con 69 minori, di cui 49 nati Italia.
Save the Children è inoltre presente con progetti di protezione specifici per i minori stranieri non accompagnati in arrivo nel nostro Paese, in particolare con i centri CivicoZero presenti nelle maggiori città di arrivo e transito come Catania, Roma, Milano, e Torino. Nel dicembre 2020 Save the Children e Unicef hanno attivato un programma di intervento a Lampedusa e Ventimiglia per il supporto dei minori migranti in arrivo in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale e quella balcanica. Il programma offre primo soccorso psicologico, informazioni sui diritti dei minori e sui servizi e sulle opportunità disponibili sul territorio, una valutazione tempestiva delle potenziali vulnerabilità e degli specifici problemi di protezione, tra cui quelli connessi alla violenza di genere, oltre alla distribuzione di aiuti materiali per i migranti in transito verso altri Paesi. Dal 2016, l’Organizzazione ha infine attivato la Helpline Minori Migranti per offrire adeguato sostegno agli stessi minori stranieri non accompagnati, ma anche a tutti coloro che hanno necessità di ricevere informazioni ad hoc, dai familiari dei minori agli operatori delle strutture di accoglienza, dai volontari ai comuni cittadini. Il servizio, gratuito e multilingue, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17, al numero verde 800 14 10 16 oppure, per gli utenti Lycamobile, 3512202016.