Tragedia asilo L’Aquila. Pontillo (Bambino Gesù): “Tutti hanno bisogno di immediato supporto psicologico”
Attivare un supporto psicologico immediato e personalizzato. Per la psicoterapeuta Maria Pontillo non si deve perdere tempo: i genitori del piccolo Tommaso, la proprietaria dell’auto che lo investito, suo figlio, i bambini dell’asilo: tutti hanno bisogno di essere aiutati ad affrontare questo trauma. E il papà della piccola vittima, con il “suo straordinario atto empatico, è un esempio per tutti noi”
Mentre sono in corso le indagini per chiarire la dinamica del tragico incidente che mercoledì scorso, in una scuola d’infanzia di Pile, frazione de L’Aquila, è costato la vita al piccolo Tommaso di quattro anni e ferito gravemente altri cinque bambini, la proprietaria della Volkswagen Passat piombata nel giardino dell’asilo travolgendo i piccoli, avrebbe affermato di avere inserito la prima marcia ma non il freno a mano prima di scendere dall’auto. Secondo le dichiarazioni della donna, il figlio dodicenne rimasto nell’abitacolo potrebbe avere inavvertitamente disinserito la prima.
“Una tragedia che ha colpito le due famiglie ma anche i bambini che vi hanno assistito – in particolare i feriti, ma non solo – e che possiamo definire dei sopravvissuti. Tutti hanno percepito la paura, il dramma. Ci troviamo di fronte a tre condizioni di fragilità e di forte impatto emotivo: i genitori del piccolo Tommaso, la responsabile involontaria e il figlio dodicenne, gli altri bambini. Un quadro che, pur con situazioni differenti, rientra nell’area dello stress post traumatico e richiede un immediato intervento di prevenzione”. Non ha dubbi Maria Pontillo, psicologa e psicoterapeuta dell’Uoc di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che abbiamo raggiunto telefonicamente:
“Tutti hanno un immediato bisogno di supporto psicologico personalizzato”.
Il ragazzo dodicenne, in stato di choc, afferma di non ricordare che cosa sia accaduto. Di che tipo di intervento avrà bisogno per affrontare e superare il trauma?
È anche lui una vittima, ed è assolutamente verosimile che non ricordi nulla. Il quadro non è ancora chiaro, ma è possibile che non sia in grado di rappresentarsi pienamente l’accaduto. In chi ha subito un forte trauma, soprattutto nella fase iniziale, può presentarsi una sorta di cancellazione dalla memoria dell’evento stressante. Una fase di non consapevolezza, che potrebbe anche durare a lungo ed essere accompagnata da sintomi somatici quali difficoltà nel sonno, cefalea, dolori addominali. Bisogna intervenire subito.
In che modo?
Anzitutto occorre accoglierlo e dare l’indicazione a chi lo circonda di accoglierlo senza giudizio; senza giudizio e senza sollecitarlo eccessivamente.
In questa fase delicata, il ragazzino potrebbe crearsi falsi ricordi, rappresentazioni non realistiche ma semplicemente funzionali a rispondere alle domande degli adulti e/o a “compiacere” la versione che questi stanno ipotizzando e proponendo.
Occorre semplicemente mostrare empatia nei suoi confronti: presenza, vicinanza, ascolto, senza sollecitarlo troppo e soprattutto senza giudicarlo, né assumere un atteggiamento eccessivamente consolatorio, come se l’adulto avesse già deciso che è colpevole.
Quindi è importante “preparare” i familiari e chi gli sta intorno…
Sì. Le reazioni dei bambini e la direzione che eventi di questo tipo hanno sulla loro psiche sono molto guidate dai messaggi che giungono loro dall’ambiente circostante, in primis i genitori. Come dicevo prima, non si deve perdere tempo: va attivato un supporto psicologico immediato. Bisogna lavorare fin da subito in termini di prevenzione perché
il riaffiorare di un ricordo chiaro potrebbe essere associato a sensi di colpa insostenibili.
Il ragazzino è inoltre in una fase preadolescenziale, la più critica per l’insorgenza di un disturbo mentale. Sono troppi i fattori di rischio: occorre intervenire subito.
La madre del preadolescente “sarà disperata quanto noi”, ha detto il papà del piccolo Tommaso dimostrando una straordinaria sensibilità…
Per tutta la vita porterà con sé un profondo senso di colpa. Si renderà conto del fatto che essendo lei l’adulta in questa vicenda, avrebbe dovuto avere tutto sotto controllo, ma non è stato così. Un dolore immenso con il rischio di una eccessiva colpevolizzazione che potrebbe portare ad un disturbo depressivo.
Colpisce l’umanità di questo papà. Nonostante il dolore straziante, nelle sue parole non c’è ombra di rancore o di condanna, ma comprensione per il grande dolore che accomuna le due famiglie…
In tragedie come questa di solito prevale la rabbia, il risentimento, il desiderio di giustizia e di rivalsa. Il papà di Tommaso ha invece mostrato straordinarie doti empatiche, una grande capacità di comprendere le emozioni e la sofferenza di chi, involontariamente, gli ha causato tanto male. In un certo senso riesce ad isolare le due cose: da una parte lo strazio del padre per la perdita del figlioletto tanto desiderato con tutto ciò che comporta in termini di investimento d’amore e di stravolgimento di un progetto di vita; dall’altra la comprensione per il dolore della donna e della sua famiglia.
Che cosa esprime la sua figura?
Uno straordinario messaggio di empatia, un esempio per tutti noi.
Detto questo, senza nulla togliere a questo grande atto di amore nonostante la tragedia che lo ha colpito, occorre precisare che anche questo papà sta vivendo la prima fase del lutto, una fase di parziale negazione e non piena consapevolezza. Non deve essere abbandonato, ma accompagnato e sostenuto nella fase di presa di contatto con la realtà e nel percorso di elaborazione del lutto. Da subito, perché quando il clamore si spegnerà avvertirà in modo lacerante la perdita del suo bambino.