Terra sempre più preziosa. La Giornata mondiale dell’ambiente indetta dall’Onu

L'occasione ci ricorda la necessità di preservare dal degrado la base ineludibile per produrre cibo per tutti

Terra sempre più preziosa. La Giornata mondiale dell’ambiente indetta dall’Onu

Terra da tutelare per tutti noi. Terra come base essenziale per produrre cibo, anzi più cibo di quanto non si faccia già oggi. E’ questa l’indicazione – e il monito – che arriva dalla Giornata mondiale dell’ambiente che, dal 1972, si celebra il 5 giugno di ogni anno per volontà dell’Onu. Perché la terra è la base essenziale per la sopravvivenza, la materia prima ineliminabile per il sostentamento dell’umanità (anche tenendo conto delle più avanzate tecnologie di coltivazione). Eppure spesso pare che questa condizione non sia compresa pienamente.

Per capire bastano pochi dati. Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), rifacendosi alla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, proprio in occasione della Giornata 2024 ricorda che “fino al 40% del territorio del pianeta è degradato, colpendo direttamente metà della popolazione mondiale e minacciando circa la metà del prodotto interno lordo globale (44 trilioni di dollari)”. Tutto senza dire della continua “erosione” di terre fertili che diminuisce la potenzialità produttiva del Pianeta. Coldiretti, partendo da altre rilevazioni sempre di Ispra, non manca occasione di ricordare, giustamente, “che in Italia il consumo di suolo ha cancellato 76,8 km quadrati di terreni, alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo. Un dato in aumento del 10% rispetto all’analisi precedente e che ci dice che, complessivamente, le superfici occupate ammontano a poco meno di 2,2 milioni di ettari (il 7,14 % del totale nazionale)”. A tutto questo, poi, si aggiungono gli effetti della siccità e dell’estremizzazione degli eventi climatici. Ancora l’Ispra per il primo problema sottolinea che “il numero e la durata dei periodi di siccità sono aumentati del 29% dal 2000: senza un’azione urgente, entro il 2050 la siccità potrebbe colpire oltre tre quarti della popolazione mondiale”. Con tutte le conseguenze più che prevedibili. Mentre i coltivatori diretti ricordano che gli estremi climatici che ormai colpiscono periodicamente e in modo molto ravvicinato il nostro Paese, hanno ormai provocato danni pari a diversi miliardi di euro.

Ma, in concreto, cosa significa tutto questo? Guardando al nostro Paese, come ricordano sempre i coltivatori diretti, “l’erosione di terreni fertili mette a rischio la sovranità alimentare”; più in generale, è necessario prendere atto che la perdita costante di terreni coltivabili e il degrado di quelli che rimangono, insieme ai problemi provocati dagli sbalzi delle disponibilità idriche, mettono non solo a rischio la sovranità alimentare di un paese ma il sostentamento di intere popolazioni. E’ per questo che quanto ricordato dalla Giornata mondiale dell’ambiente è da prendere molto seriamente. Il ripristino del territorio, la lotta alla desertificazione e l’aumento della resilienza alla siccità sono i tre pilastri da consolidare consapevoli della condizione che proprio la Giornata dell’Onu ha lanciato per quest’anno: “La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration”.

Le tecnologie e i mezzi per raggiungere questi traguardi ci sono tutti. L’agricoltura ha dalla sua un patrimonio di conoscenze importante, le scienze meteorologiche anche, la capacità di elaborazione dei dati è ormai applicabile anche alla produzione agroalimentare, la capacità di investimento non manca. Occorre – ed è come sempre l’elemento in grado di fare la differenza – la volontà politica, dei governi e delle istituzioni: l’ostacolo forse più difficile da superare.

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Fonte: Sir