Taglio delle tasse. Si parla di una “rimodulazione” delle aliquote che dovrebbe favorire in particolare il ceto medio e i lavoratori dipendenti
Vedremo se e cosa si deciderà alla fine, anche se l’inizio pare promettente.
Si riparla di taglio delle tasse, in particolare quelle che gravano sul lavoro (Irpef). Una “rimodulazione” delle aliquote (ora progressive entro certi scaglioni di reddito) che dovrebbe favorire in particolare il ceto medio e i lavoratori dipendenti. Infatti si ragiona di limare un paio di punti percentuali di prelievo per i redditi da 15mila a 27mila euro; 3 punti per quelli che vanno da 28mila a 50mila. Sopra tale limite di reddito, invece, l’aliquota attuale al 41% dovrebbe addirittura aumentare un po’.
Ne parliamo vagamente perché è quanto sta uscendo dalle stanze dei tecnici e della politica, e perché – su questi temi – tra il dire e il fare c’è sempre stato di mezzo l’oceano. Mentre, per aumentare la pressione fiscale, di solito c’è da varcare solo un torrente in secca.
Quindi vedremo se e cosa si deciderà alla fine, anche se l’inizio pare promettente. È proprio il ceto medio il più tartassato; sono i lavoratori dipendenti quelli più oberati dal Fisco, visto il prelievo fatto già in busta paga e la conseguente impossibilità di evadere le tasse. Con questa manovra s’intende sia dare un po’ di respiro a questi italiani, sia compiere un piccolo atto di giustizia.
Poi, in cifre assolute, la questione un po’ si ridimensiona. Nel migliore dei casi, e cioè in quello di lavoratore che sta attorno ai 50mila euro guadagnati all’anno, il vantaggio sarà di circa 900 euro, appunto all’anno. Da lì, si scende: quindi i “guadagni” in busta paga non saranno tali da rivoluzionare lo stato delle finanze di moltissime famiglie italiane.
Comunque, piuttosto che uno schiaffone in faccia… Si aggiunga il provvedimento – sempre in dirittura d’arrivo – sull’assegno unico alle famiglie con figli (che invece premia quasi esclusivamente quelle a basso reddito e con scarsi patrimoni) e si vedrà un primo, timido tentativo dello Stato di dare e non solo togliere a certe “categorie sociali” italiane.
Quindi direzione giusta anche se a velocità sbagliata se non vogliamo ridurre l’Italia a una gigantesca casa di riposo: le risorse saranno quel che saranno, ma difficilmente la demografia italiana si muoverà di un millimetro con 50 euro in più in busta paga. Ci vuole più coraggio, per affrontare situazioni così drammatiche.