Sempre più miopi. In quale modo contrastare la tendenza della “epide-miopia”?

L’incremento della miopia in età scolare è complessivamente raddoppiato tra il 1990 e il 2023

Sempre più miopi. In quale modo contrastare la tendenza della “epide-miopia”?

A quanto pare una “epide-miopia” sta interessando giovani e giovanissimi: a livello mondiale più di un adolescente su tre (36%) è miope, se il trend continuerà a essere questo entro il 2050 in questa fascia di età i miopi saranno oltre 740 milioni.

I dati sono stati pubblicati nei giorni scorsi in Cina dalla Sun Yat-Sen University. Sembra che il fenomeno riguardi in misura maggiore le bambine e la popolazione dell’Asia orientale e delle aree urbane. Nelle popolazioni asiatiche, infatti, la miopia riguarda ormai il 60-70% dei ragazzi (con punte del 90% a Singapore), negli Usa negli ultimi 30 anni si è registrato un incremento del 50%, con un tasso di incidenza passato dal 26 al 42% (46% nelle femmine).

L’incremento della miopia in età scolare è dunque complessivamente raddoppiato tra il 1990 e il 2023. Ma quali sono le cause di questa impennata dei dati?

“La miopia ha sicuramente una base genetica – ha spiegato Roberto Caputo, Direttore della struttura complessa di Oftalmologia Pediatrica del Meyer di Firenze, in un comunicato a chiusura del LXXVII Congresso Italiano di Pediatria -, ad esempio le popolazioni asiatiche sono più predisposte, così come lo è chi ha genitori miopi. Ma quello che ha influito in modo assolutamente preponderante sull’incremento degli ultimi 30 anni è stato l’aumento delle attività ‘da vicino’: dai demonizzati tablet e telefonini alla ridotta quantità di ore trascorse all’aria aperta. Molti studi infatti dimostrano che le popolazioni scolarizzate hanno tassi più elevati di miopia rispetto a quelle rurali”. Il quadro sembra poi essersi aggravato con la pandemia, alcuni lavori condotti in Cina hanno documentato che l’aumento delle ore passate sugli schermi e la ridotta socializzazione durante il lockdown hanno causato un aumento della miopia soprattutto nella popolazione tra i 6 e gli 8 anni.

Ancora una volta la sovraesposizione ai device in età pediatrica e durante la pubertà mostra sgradevoli effetti collaterali. Anche se le ricerche in questo ambito sono ancora in corso, uno studio danese  del 2019 ha dimostrato che la combinazione tra una ridotta quantità di attività fisica e un uso prolungato dei dispositivi digitali spiegherebbe almeno il 25% della prevalenza della miopia, con maggiori rischi se il tempo trascorso davanti allo schermo supera le sei ore al giorno. I bambini che hanno meno occasioni di giocare all’aperto sono anche quelli che trascorrono più tempo al chiuso, magari dedicandosi ad attività, come leggere e guardare lo smartphone, che mettono sotto sforzo la vista da vicino ma non permettono di allenare la vista da lontano. Inoltre, sembra ormai assodato che l’esposizione a fonti di luce ad alta intensità (più di diecimila lux) ritardi lo sviluppo della miopia. Oltre all’intensità luminosa, anche la composizione spettrale della sorgente di luce influenza lo sviluppo della miopia. Rispetto alle sorgenti di luce usate al chiuso, lo spettro della luce solare risulta più dinamico, sia perché si modifica nell’arco della giornata sia perché composto da lunghezze d’onda diverse.

In quale modo, quindi, contrastare la tendenza della “epide-miopia”?

Ad esempio, trascorrendo ogni giorno almeno 40 minuti all’aperto. “La prima buona regola, dunque, è cercare di far trascorrere ai bambini più tempo all’aperto, senza il telefonino però, magari praticando uno sport. Non a caso nelle scuole di Singapore i bambini miopi devono fare un’ora di attività all’aperto ogni giorno”, afferma sempre Caputo.

Altra misura preventiva consiste, naturalmente, nel limitare il tempo trascorso dai bambini davanti agli schermi, eventualmente privilegiando gli schermi più grandi, come tv e tablet rispetto agli smartphone, assicurandosi che venga mantenuta un’adeguata distanza.

Fondamentale, infine, la prevenzione effettuata mediante controlli e visite specialistiche periodiche a partire dall’età pediatrica.

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Fonte: Sir