Scuola in Polonia: Karol Wojtyla e Ue nei nuovi programmi di studio. Parla il ministro Czarnek
"La storia antica e quella del Medioevo sono utili, ma senza la conoscenza della storia recente, i giovani non hanno strumenti per interpretare la realtà". Lo afferma il titolare del dicastero dell'educazione. Che osserva: "i giovani polacchi sono molto aperti al mondo, così come è aperta al mondo la Polonia. Nel mio programma scolastico l’insegnamento di ogni materia, dalla letteratura alla storia e alla religione è strettamente legato al sistema di valori cristiano"
Come in tutti Paesi europei, anche in Polonia viene valutata la necessità di reintrodurre, di fronte alla possibile quarta ondata Covid, l’insegnamento a distanza. Per il momento solo il 5% di studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado segue la didattica a distanza o la didattica integrata, cioè con una parziale presenza in classe. Più dell’81% dei presidi considera l’esclusione digitale degli studenti un grave ostacolo alla loro formazione. Il ministro dell’educazione polacco Przemysław Czarnek, 44 anni, laureato presso l’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino, non prevede però nei prossimi mesi un massiccio ritorno alla Dad. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sui contenuti e le linee guida del suo dicastero.
“Nei programmi scolastici – esordisce il ministro – c’era troppa storia dell’antichità e del medioevo mentre non si parla quasi per niente del periodo contemporaneo, dalla seconda metà del XX secolo fino ad oggi. La storia antica e quella del Medioevo sono utili, ma senza la conoscenza della storia recente, i giovani non hanno strumenti per interpretare la realtà. Per proteggerli abbiamo quindi deciso di inserire la storia contemporanea nei programmi di tutte le scuole sin dalla prima classe del ginnasio.
Il nuovo piano di studi comprenderà anche la conoscenza dell’Unione europea, delle sue strutture e delle sue leggi?
Certamente! La Polonia è membro a pieno titolo dell’Unione europea dal 1° maggio del 2004 e facciamo parte dell’Europa da ben 1055 anni, da quando, nel 966, la Polonia divenne cristiana. La riforma dei programmi scolastici introdotta già da quest’anno prevede un nuovo elenco di letture obbligatorie e facoltative. Gli studenti potranno invece scegliere di approfondire “Il trittico romano”, “La memoria e identità”, “Fides et ratio” e “La bottega dell’orefice” di Karol Wojtyla nonché gli “Appunti dalla prigione” del card. Stefan Wyszyński. Ai bambini più piccoli che frequentano le elementari proporremo il racconto dell’infanzia di Karol Wojtyła. I più grandi invece studieranno dei brani delle conversazioni di Giovanni Paolo II con André Frossard.
A suo parere in che modo tali letture possono contribuire alla crescita umana e intellettuale dei giovani polacchi?
Giovanni Paolo II e Stefan Wyszyński sono stati due grandi polacchi ed è grazie anche a loro che noi oggi siamo un Paese libero. Se questo dà fastidio a qualcuno, significa che non capisce l‘anima polacca, non sa cosa significa “essere polacco”. Ribadisco però che saranno gli stessi docenti a decidere se leggere Pinocchio o Karol Wojtyła, non ci sarà nessun obbligo di scelta.
Nel nuovo programma d’insegnamento verrà posto l’accento sui valori dell’ospitalità e della tolleranza?
I giovani polacchi sono molto aperti al mondo, così come è aperta al mondo la Polonia. Nel mio programma scolastico l’insegnamento di ogni materia, dalla letteratura alla storia e alla religione è strettamente legato al sistema di valori cristiano. Il cristianesimo impone un saggio amore verso gli altri, indipendentemente da dove provengano, mettendo la misericordia al primo posto della scala dei valori. Tutta la formazione dei giovani in Polonia è improntata ai valori cristiani. E non c’è nulla di meglio del cristianesimo per insegnare ai giovani lo spirito dell’accoglienza e dell’apertura al mondo.
Anna T. Kowalewska