R.D. Congo. Apre Pamoja, la scuola di Still I rise per i minori sfruttati nelle miniere
A regime accoglierà 120 studenti e studentesse di età compresa tra i 9 e i 14 anni e lo staff è interamente locale. Un percorso di riabilitazione li porterà a recuperare gli anni di scuola perduti e a essere reintrodotti nel sistema scolastico statale
Sottrarre bambini e adolescenti dal lavoro nelle miniere di cobalto in Congo, con un percorso di riabilitazione che li porterà a recuperare gli anni di scuola perduti e a essere reintrodotti nel sistema scolastico statale. È questa la sfida lanciata da Still I Rise che dopo mesi di lavoro ha inaugurato Pamoja, una scuola di emergenza e riabilitazione. L’istituto sorge nei pressi di uno dei distretti minerari più importanti del mondo. “Pamoja in Swahili significa insieme, come nella tradizione delle scuole di emergenza di Still I Rise - spiega Giovanni Volpe, Operations Manager di Still I Rise -. Avvieremo le attività di Pamoja in uno spazio di tre classi, una sala comune, una biblioteca ancora in fase di allestimento e un angolo cucina: in questa prima fase, organizzeremo incontri di supporto psico-sociale e varie attività ricreative per creare un senso di comunità e di fiducia con gli studenti e le famiglie. Ogni giorno garantiremo la distribuzione della colazione e del pranzo. Completeremo la ristrutturazione dell’edificio a fine marzo, con la messa a punto della sala insegnanti, dell’aula per il supporto psico-sociale e della classe all’aperto”. A pieno regime, Pamoja potrà accogliere fino a 120 studenti e studentesse, di età compresa tra i 9 e i 14 anni, mentre lo staff della scuola è interamente locale. “L’intervento proposto da Still I Rise è di tipo emergenziale e riabilitativo, sullo stesso modello già avviato a Samos, Grecia, e nella città di Ad Dana, Nord Ovest della Siria - spiega una nota dell’organizzazione -. Per togliere i bambini dal lavoro minorile, l’organizzazione prevede strategie già sperimentate in altri contesti di operazione: queste comprendono attività di sensibilizzazione e distribuzioni di beni di prima necessità alle famiglie, come ad esempio pacchi alimentari, vestiti e kit igienici, in modo che i figli non siano più costretti a lavorare e possano ricevere l’educazione che meritano. Ogni giorno saranno inoltre garantiti a studenti e studentesse la colazione e il pranzo. L’approccio delle scuole di emergenza e riabilitazione di Still I Rise punta alla reintroduzione dei minori all’interno del circuito educativo statale, dopo un percorso accelerato di recupero degli anni di istruzione perduti”.La Repubblica Democratica del Congo, continua la nota, è uno dei Paesi più ricchi e al contempo più poveri al mondo. “Le sue risorse naturali sono ineguagliabili: nel sottosuolo si trovano giacimenti di minerali preziosi e il suolo è coperto dalla seconda foresta pluviale al mondo, che fornisce legname pregiato - spiega l’associazione -. Da solo, il Paese produce più del 3% del rame e del 50% del cobalto venduti al mondo, oltre a diamanti, coltan, oro e petrolio. Ciononostante, alla Repubblica Democratica del Congo rimane ben poco di tutta questa ricchezza, a causa dei grandi interessi delle aziende straniere sul territorio”. Il Paese, infatti, si classifica 175esimo su 189 nazioni per indice di sviluppo umano e il 72% delle persone vive in condizioni di estrema povertà con meno di 1,50 euro al giorno, senza accesso ai servizi essenziali.
“La situazione dei bambini è catastrofica - denuncia l’associazione -: il 43% soffre di malnutrizione, il 26,7% dei minori in età primaria è fuori dalla scuola (pari a 3,5 milioni) e l’86% dei ragazzi di 10 anni non è in grado di comprendere un testo elementare. Nel sud del Paese, dove si concentra la maggior parte dell’estrazione mineraria, si registra inoltre il tasso più alto di mortalità infantile del mondo: 1 bambino su 5 muore prima del compimento dei 5 anni”. In questo contesto, il lavoro minorile è una piaga ben nota. “Sebbene, dopo un report di denuncia pubblicato da Amnesty International, il Paese abbia annunciato di voler eliminare entro il 2025 l’impiego dei bambini nel settore minerario - continua la nota -, attualmente questi continuano a essere sfruttati senza alcun minimo rispetto dei loro diritti umani. Una stima Unicef del 2014 parla di circa 40mila bambini impegnati nell’estrazione del cobalto, ma i numeri potrebbero essere più alti vista la difficoltà di censimento del fenomeno”.