Punti nascita, Venezia tratta con Roma
Tutti aperti. La posizione della Giunta regionale non cambia: Piove di Sacco, Valdagno e Adria manterranno attivi i loro reparti. Ma gli specialisti non sono d'accordo
La Regione Veneto non si rassegna a perdere i tre punti nascita di Piove di Sacco, Valdagno e Adria. Oltre all’altro polesano di Trecenta, chiuso di fatto già dal 2016. L’incontro a Venezia nei giorni scorsi, tra l’assessore alla Sanità Luca Coletto e i sindaci dei comuni interessati, ha ribadito la linea: «È in corso un’interlocuzione ragionevole e costruttiva con il ministero della Salute – ha detto Coletto – Confermo l’obbiettivo già indicato dal presidente Zaia: mantenere aperti tutti i punti nascita esistenti in Veneto».
Non rimane quindi che attendere che la ministra Giulia Grillo (M5s) approfondisca i dossier e prenda una decisione. La chiusura di questi presidi sanitari, come noto, è prevista dal decreto ministeriale numero 70, firmato dall’allora ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, che prevede lo stop delle nascite nei centri in cui non si arriva ai 500 parti l’anno. Ecco dunque che per l’ospedale Immacolata concezione di Piove di Sacco (dove nel 2017 sono nati 387 bambini), il San Lorenzo di Valdagno (399 nuovi nati lo scorso anno) e l’ospedale civile di Adria (420 bebè), la sorte appare segnata. A meno che il governo non cambi posizione. E questo è l’auspicio di Luca Zaia, che punta tutto sul rating dei singoli punti nascita della Regione: è in corso infatti un sistema di valutazione, da una a cinque stelle, che permette alle future mamme di scegliere dove far nascere i propri piccoli con consapevolezza. Un punto, questo, su cui convergono anche le opposizioni in Consiglio regionale.
Nel frattempo infuria la polemica. Il sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella, ha annunciato che impugnerà il decreto davanti al Tar. A Valdagno, il 25 giugno scorso si è ricordata la marcia in difesa del reparto di due anni fa, con il direttore generale dell’Ulss 6 Berica Giovanni Pavesi ad annunciare nuovi investimenti per il reparto – ora congelati. Infine Adria, dove Forza Italia ha ricordato i salvataggi, due anni fa, di Asiago (97 nascite l’anno), Pieve di Cadore (44) e Venezia (292), motivati dalla peculiarità geografica in cui si trovano e non riconosciuta per i tre nosocomi sotto i riflettori. Unica voce fuori da coro, Giancarlo Stellin, a lungo primario di ginecologia e ostetricia a Rovigo. «I piccoli punti nascita sono pericolosi e non aderenti agli standard di sicurezza. Vanno chiusi, e in fretta».