Nuovi italiani in calo, Italia più povera
Per la prima volta dopo dieci anni l’Istat osserva che i nuovi cittadini sono meno dell’anno precedente: sono soltanto quasi 136mila, un calo del 26,4%.
Anche se sembra sempre più complesso e difficile, diventare italiano per uno straniero rimane possibile. Purtroppo le campagne ideologiche seguono la pancia dei cittadini, così cercano di chiudere le porte di ingresso oltre ad alimentare un clima di diffidenza verso il forestiero. Così diminuiscono i nuovi italiani.
Eppure in totale il numero dei cittadini non comunitari supera di poche migliaia le 3milioni e 700mila persone. L’Istat nel report sui “Cittadini non comunitari: presenza, nuovi ingressi e acquisizioni di cittadinanza” rileva che nel complesso la cifra stabile rispetto allo scorso anno. Cambiano però le ragioni di ingresso: la motivazione che raccoglie il numero più alto di permessi di soggiorno è quella per il ricongiungimento familiare con il 43,2%; i permessi per i rifugiati e per richiedenti asilo salgono in seconda posizione con il 38,5%: invece scende al terzo posto i permessi per lavoro che toccano il loro minimo storico al 4,6%. Appare interessante osservare dove si collocano i cittadini non comunitari. Generalmente i single e i rifugiati abitano nelle zone del Sud, mentre le famiglie e i lavoratori nelle zone del Centro e del Nord Italia. Si riproducono dunque le differenze territoriali. Nel Sud ci sono quelli che sbarcano e sono accolti nei centri di arrivo. Quelli che si radicano nel paese si concentrano nelle zone con un’economia più florida. Loro contribuiscono con il loro lavoro e con la formazione di nuovi nuclei familiari a fare crescere il nostro Paese.
Finora questo processo di inserimento e di integrazione nella società aveva poi una tappa simbolica nell’acquisizione della cittadinanza, che evidenzia il momento in cui si viene accolti nella comunità politica. Invece per la prima volta dopo dieci anni l’Istat osserva che i nuovi cittadini sono meno dell’anno precedente: sono soltanto quasi 136mila, un calo del 26,4%. Soprattutto sono diminuite le acquisizioni di cittadinanza dei più giovani quelli che nati e cresciuti in Italia e poi divenuti maggiorenni scelgono di essere italiani. Questo dato è molto significativo perché insieme alla diminuzione del numero di ingressi per motivazioni lavorative ci racconta molto sull’appetibilità del nostro Paese, che diventa sempre più povere di persone giovani e adulti e non fa nulla per attrarre queste generazioni che realizzano il presente e gettano le basi per il futuro.