Migranti. Tra il 2011 e il 2020 cittadinanza a 1 milione e 250 mila persone (400 mila minori)
Nel 2020 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono 131.803 (+4%); il 90% circa erano precedentemente cittadini non comunitari. In calo le acquisizioni per matrimonio (-16,5%), ma anche quelle per elezione da parte dei nati in Italia al compimento del diciottesimo anno di età (-40,2%) e per ius sanguinis (-30,9%). Nel 2020 quasi l’80% delle acquisizioni è avvenuta per residenza (48,5%) o per trasmissione del diritto dai genitori (30,3%). Il caso del Bangladesh
Ancora dati e considerazioni dal Rapporto sui "Cittadini non comunitari in Italia - Anni 2020-2021" dell’Istat. Da rilevare che, nonostante la pandemia, tra il 2019 e il 2020 sono aumentate le acquisizioni di cittadinanza.
Migranti non comunitari soprattutto nel Centro-nord
Anche se il Mezzogiorno rappresenta una porta di ingresso per molti migranti non comunitari, la loro presenza si concentra nel Centro-nord. Al 1° gennaio 2021 solo il 14% dei permessi è stato rilasciato o rinnovato nel Mezzogiorno dove, tra l’altro, a causa della riduzione dei flussi in arrivo, la diminuzione dei regolarmente soggiornanti è stata più sensibile tra il 2020 e il 2021. Nord e Mezzogiorno si differenziano anche per le motivazioni prevalenti del permesso: la quota di permessi di soggiorno per asilo e altre forme di protezione raggiunge il 9% al Sud e l’11% nelle Isole a fronte di una media nazionale inferiore al 5%. I permessi di lungo periodo si attestano invece intorno al 60% al Sud e sotto il 55% nelle Isole contro una media italiana superiore al 64%.
Meno stranieri e più “nuovi italiani”
Nonostante la pandemia, tra il 2019 e il 2020 sono aumentate le acquisizioni di cittadinanza. “Il lungo iter necessario per la definizione delle richieste (spesso antecedenti l’acquisizione di almeno tre anni) e la digitalizzazione delle procedure hanno evidentemente contrastato gli effetti di calo congiunturale riscontrabile in altri casi”, afferma l’Istat.
Nel corso del 2020 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono 131.803 (+4% rispetto al 2019); il 90% circa (poco meno di 119 mila) erano precedentemente cittadini non comunitari. L’incremento è da imputare totalmente alla crescita dei procedimenti riguardanti uomini (+11,6%) mentre la componente femminile risulta in calo (-3%) anche per il non trascurabile decremento dei procedimenti di acquisizione per matrimonio (-16,5%) che interessa da sempre soprattutto le donne.
Scendono anche le acquisizioni per elezione da parte dei nati in Italia al compimento del diciottesimo anno di età (-40,2%) e quelle per ius sanguinis (-30,9%). “Nel primo caso si tratta di pratiche lavorate dai comuni interessate da una sospensione dei termini per il rallentamento delle attività degli uffici conseguente alla pandemia – afferma l’Istat -. Nel secondo caso la mobilità da un paese all’altro, divenuta più difficile, ha impedito ai discendenti di italiani emigrati di raggiungere l’Italia e richiedere la cittadinanza”. Al contrario, le acquisizioni per residenza e - conseguentemente - quelle per trasmissione del diritto dai genitori ai minori sono aumentate rispettivamente del 25,7% e del 5,9% rispetto al 2019: nel 2020 quasi l’80% delle acquisizioni è avvenuta per residenza (48,5%) o per trasmissione (30,3%). Spiccano gli originari dell’Albania che hanno fatto registrare il maggior numero assoluto di acquisizioni, seguiti da marocchini, brasiliani, pakistani e dai cittadini del Bangladesh.
Per gli originari del Bangladesh quadruplicate le acquisizioni di cittadinanza
Tra le prime dieci collettività per acquisizioni di cittadinanza, si rilevano gli incrementi più alti per gli originari del Bangladesh, per i quali i provvedimenti sono quasi quadruplicati nel 2020, e per egiziani e pakistani, che hanno fatto registrare più del doppio delle pratiche andate a buon fine rispetto al 2019. Calano invece le acquisizioni degli originari della Macedonia del Nord e del Brasile (entrambi più del 30%). Per il Brasile la diminuzione è correlata a quella delle acquisizioni per ius sanguinis.
Tra i primi dieci paesi per numero di acquisizioni di cittadinanza, gli originari del Marocco registrano la quota più elevata di acquisizioni per matrimonio (38%): sono soprattutto donne che sposano un “nuovo italiano” della stessa origine. Tra gli originari della Moldova le acquisizioni per residenza sfiorano il 70% del totale. Per l’Egitto, invece, la maggior parte delle acquisizioni (oltre il 54,4%) riguarda minori ai quali i genitori hanno trasmesso il diritto. Tra il 2011 e il 2020 hanno preso la cittadinanza italiana quasi 1 milione e 250 mila persone, di cui oltre 400 mila minori diventati italiani per trasmissione del diritto dai genitori. Conseguentemente è cresciuto il numero di cittadini italiani per acquisizione di residenza nel nostro paese. Al 1° gennaio 2020 ci sono oltre 1,5 milioni di nuovi italiani, ossia persone straniere di nascita che hanno acquisito nel tempo la cittadinanza italiana; di questi, quasi un milione e 253mila sono originari di un paese non comunitario.
In Italia più di 200 mila nuovi cittadini di origine albanese
Ogni 100 stranieri ci sono in media 29 “nuovi cittadini” e per alcune collettività questo rapporto è molto più alto. Ad esempio, ogni 100 stranieri albanesi ci sono circa 50 italiani di origine albanese; per i marocchini lo stesso rapporto è di circa 48 nuovi cittadini ogni 100 stranieri mentre per la collettività cinese sono solo 5 i nuovi cittadini ogni 100 stranieri. Tra le varie motivazioni pesa il fatto che la Cina sia uno dei pochi paesi che non riconoscono la doppia cittadinanza. In generale, è nato in Italia quasi il 25% dei cittadini non comunitari che hanno acquisito la cittadinanza. L’età media dei nuovi cittadini è di circa 37 anni, 10 anni più bassa di quella degli altri italiani ma più alta di circa tre anni rispetto a quella degli stranieri non comunitari residenti in Italia (in media 34 anni). La piramide dell’età dei nuovi italiani si differenzia molto da quella degli stranieri e presenta alcune “sporgenze” caratteristiche. La prima si evidenzia nella classe di età 15-19 anni che, insieme a quelle contigue, registra un numero di “nuovi italiani” più ampio delle classi precedenti e immediatamente successive. Questa situazione è riconducibile alla possibilità di accesso alla cittadinanza per trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori e per elezione nel caso dei nati in Italia. L’altra sporgenza peculiare si ha tra le donne nella classe di età 45-49 e per gli uomini in quella 50-54 anni. Dal punto di vista territoriale, i nuovi cittadini sono fortemente concentrati in sei regioni del Centro-nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana che da sole ospitano il 73,5% del totale. Solo in Lombardia risiede un quarto (il 25,5%) dei nuovi cittadini.