Migranti, a Trieste il tribunale archivia le accuse per Lorena e Andrea
I due volontari di Linea d’ombra erano accusati di far parte della cosiddetta cellula triestina di passeur o smuggler. “La denuncia aveva un’intenzione politica”
Non ci sono elementi che consentano “la sostenibilità dibattimentale dell’accusa”. Con queste parole il Tribunale di Bologna ha deciso di archiviare le accuse per Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, di Linea d’Ombra, l’associazione di Trieste che assiste i migranti in arrivo dalla rotta balcanica.
“Questa archiviazione dimostra con chiarezza l’intenzione politica dell’indagine che ha portato alla nostra denuncia - spiegano i due volontari -. L’indagine, iniziata nel 2019, nasce per iniziativa del P. M. di Trieste, che voleva cogliere un legame intrinseco fra la cosiddetta cellula triestina di passeur o smuggler, noi due e, indirettamente, anche Linea d’Ombra”.
Inizialmente l’indagine riguardava solo Gian Andrea Franchi. In un secondo tempo, coinvolge anche la compagna Lorena Fornasir. “Questo fatto ha prodotto lo spostamento presso il tribunale di Bologna dato che Lorena, giudice onorario presso il tribunale dei minori di Trieste, rientra nei ranghi della magistratura per la quale è competente appunto il tribunale bolognese - spiegano i due in una nota -. Il procedimento è giunto quindi nelle mani di un magistrato non interessato a un’intenzione politica punitiva nei confronti di chi agisce solidalmente con i migranti, il quale non ha difficoltà a ravvisare il carattere artificioso della presunzione di collegamento fra Gian Andrea, Lorena e la cosiddetta cellula triestina e, ancor più, lo scopo di lucro. Ha chiesto quindi l’archiviazione che il giudice per le indagini preliminari conferma”.
Secondo Lorena e Andrea la loro storia rende “ancora una volta evidente il carattere politico delle denunce nei confronti degli attivisti solidali con i migranti: così è caduta la denuncia contro Mediterranea e prima ancora quella contro Carola Rackete. Crediamo che cadrà anche quella di Andrea Costa di Baobab di Roma. Diverso è il caso di Mimmo Lucano perché gli inquirenti ritengono che si tratti di un esempio pericoloso in quanto avrebbe potuto diffondersi presso altri piccoli comuni spopolati come esempio di rinascita sociale”.