Migranti, Cnca: “Il sistema di accoglienza faccia capo al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”
Presentato il dossier “Verso un nuovo sistema di accoglienza delle persone migranti. L’analisi e le proposte del Cnca”. “La nascita di un Sistema unico di accoglienza e integrazione delle persone migranti che allinea i Cas e i Siproimi è un passo in avanti. Esso però va integrato in modo strutturale nel sistema di welfare nazionale e locale”
“La nascita di un Sistema unico di accoglienza e integrazione delle persone migranti (SAI) che allinea i Cas e i Siproimi, come descritto nella legge 173/2020, è un passo in avanti di miglioramento. Esso però va integrato in modo strutturale nel sistema di welfare nazionale e locale. Inoltre, è opportuno che vi sia un organismo istituzionale a cui il sistema di accoglienza faccia capo, evitando così l’attuale spezzettamento delle competenze. Questo organismo dovrebbe essere all’interno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”. Queste le richieste avanzate dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), presentando oggi il dossier “Verso un nuovo sistema di accoglienza delle persone migranti. L’analisi e le proposte del Cnca”.
Il dossier ricostruisce lo sviluppo e le caratteristiche del sistema pubblico di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, nato proprio venti anni fa. Il documento riporta numerosi dati sugli arrivi delle persone migranti in Italia, i posti disponibili e le persone accolte dal sistema di accoglienza nel corso degli anni, le domande di asilo, le organizzazioni del Cnca coinvolte nell’accoglienza. Inoltre, presenta una analisi del Sai e diverse proposte rivolte alle istituzioni affinché il sistema sia più inclusivo ed efficace.
In merito alle proposte, il Cnca chiede – in primo luogo – “la revisione del Testo Unico sull’Immigrazione, il cui impianto complessivo rappresenta uno degli ostacoli al governo del fenomeno e dei processi di inclusione sociale”.
In secondo luogo la federazione, “pur riconoscendo i tanti elementi positivi del sistema Sprar-Siproimi-Sai (come l’essere un modello di politica pubblica incentrato sull’accoglienza diffusa, il coinvolgimento diretto degli enti locali e l’attenzione per l’inclusione socio-economica)”, rileva tuttavia che “tali servizi sono ancora presenti in modo frammentario e disomogeneo all’interno del Paese, legati a scelte volontarie delle amministrazioni locali. Una situazione – secondo il Cnca - che produce un’instabilità di tali servizi, che vanno invece valorizzati come un’opportunità a disposizione dei territori e non come una mera risposta a bisogni individuali di cui si può o meno tenere conto. Per questo è necessario che il Sai diventi elemento strutturale del sistema di welfare nazionale e locale e che l’intero sistema di accoglienza sia coerente con la strutturale variabilità dei flussi di ingresso nel paese e del bisogno di accoglienza”.
Una terza proposta trova origine nella frammentazione delle competenze nell’ambito dell’accoglienza dei migranti. “A vario titolo sono coinvolti ministero dell’Interno, prefetture, Comuni, Dipartimento per le pari opportunità, Regioni – si sottolinea -. È necessario che vi sia un soggetto istituzionale che assicuri una regia nella gestione del fenomeno”. Questo soggetto per il Cnca, come detto, non può che essere il ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Infine, la federazione sottolinea i tanti problemi che gli enti gestori devono affrontare per la farraginosità delle prassi che riguardano la rendicontazione dei servizi, che aggravano notevolmente il carico di lavoro di organizzazioni e operatori. “Per queste ragioni si rende necessaria una decisa azione di semplificazione e digitalizzazione amministrative. Il meccanismo di mero rimborso delle spese, inoltre, rappresenta una criticità in termini di sostenibilità economica degli enti gestori che, è bene ricordare, sono imprese sociali che svolgono una funzione pubblica e non organismi della pubblica amministrazione”.
Accoglienza dei migranti, i numeri delle organizzazioni aderenti al Cnca
Il 31 agosto scorso, nelle organizzazioni aderenti al Cnca erano presenti 2.753 persone migranti, pari al 3,3% del totale dei migranti accolti nel paese. È una presenza rilevante soprattutto nell’accoglienza dei minorenni stranieri soli (316, pari al 6,1% del totale), più ridotta in percentuale nel Siproimi (972, pari al 4,2% del totale) e tra le strutture di prima accoglienza dove, con 1.465 persone prese in carico, il Cnca vale il 2,4% del totale degli accolti.
Nella precedente rilevazione, svolta alla fine di maggio 2017, le persone accolte erano 6.369, 5 mila delle quali nei Cas, ambito nel quale si registra la riduzione di presenze più consistente (nel 2020 le persone accolte in queste strutture erano 1.465). È da rilevare che numerose organizzazioni del Cnca non hanno partecipato ai bandi emanati dalle Prefetture sulla base del nuovo capitolato d’oneri, successivo ai cosiddetti decreti Salvini, che rendeva impossibile, di fatto, un’accoglienza diffusa e le azioni di integrazione.
Per quanto riguarda la distribuzione per area geografica, il 77% delle persone straniere è in carico presso strutture del Cnca dislocate nell’Italia settentrionale, il 12% nell’Italia meridionale, l’11% nell’Italia centrale.
Infine, dei 316 minori stranieri soli accolti in strutture del Cnca, la gran parte era inserito in progetti Siproimi, ma ben 70 erano ospiti di comunità educative, non esclusivamente dedicate ai minorenni migranti. Il Cnca ha inoltre avviato un’importante sperimentazione di affidamento familiare a favore di minorenni migranti soli.