Messico: domenica elezioni parlamentari e locali in contesto di violenza. Finora uccisi 89 candidati, con quasi 800 attentati. Appelli dei vescovi
Domenica elettorale importante in America Latina. Oltre al ballottaggio delle presidenziali in Perù, in Messico si tiene una tornata elettorale molto importante, con il rinnovo della Camera e il voto per il governatore in 15 Stati, oltre che per numerose province e municipi.
In pratica, si rinnoveranno 500 deputati federali, 15 governatori, 1.923 presidenti di provincia, 1.063 deputati locali e altri 14.222 incarichi a livello locale.
Se, a livello politico, l’attenzione è tutta sullo scontro fra la coalizione imperniata su Morena, il partito di sinistra guidato dal presidente Andrés López Obrador, e l’inedita alleanza tra i maggiori partiti storici messicani, un tempo grandi rivali (Pri, Pan e Prd), suscita impressione soprattutto il livello di violenza che ha caratterizzato la campagna elettorale. Fatto non nuovo, ma verificatosi a livello record. Secondo i dati risalenti a qualche giorno fa, ci sono stati 89 omicidi di politici e 782 attentati contro candidati, politici e parenti o collaboratori di questi.
In molti municipi dove, pure, si voterà, il livello di violenza e intimidazione è tale che non si può dire esistano le condizioni di base per esercitare liberamente i diritti politici.
La Conferenza episcopale messicana (Cem) si è espressa in varie occasioni sull’appuntamento elettorale del 6 giugno, chiedendo con insistenza di partecipare al voto, e così anno fatto anche numerose diocesi e province ecclesiastiche.
Nel corso di un seminario promosso dalla Cem, sabato scorso, il presidente dell’organismo, mons. Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey, ha detto tra l’altro: “Soprattutto voglio sottolineare l’importanza di costruire la fiducia. La fiducia che si traduce in responsabilità, interesse e fedeltà.
Con questo voglio incoraggiare tutti coloro che vogliono servire in politica. È molto importante riconquistare la fiducia dei cittadini e il vero senso della politica. Perché la politica deve essere la continua ricerca del bene comune, che ci permetta di costruire società giuste e pacifiche. Il Messico ha bisogno di giustizia e ha sete di pace. Non possiamo continuare a vivere con così tanta violenza nei nostri corpi. Ma anche noi cittadini dobbiamo crescere nella fiducia, la fiducia che deriva dal prendere coscienza che la democrazia non finisce con il nostro voto”.
Il card. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico e primate del Paese, ha guidato una preghiera alla Vergine di Guadalupe e ha chiesto a tutti di “vivere, il prossimo 6 giugno, una giornata esemplare dal punto di vista civico, una giornata che esprima il desiderio di tutti di costruire una società fraterna e solidale”.