Mentre la Repubblica popolare cinese celebra i 70 anni di fondazione ad Hong Kong esplode la protesta
Fine settimana incandescente ad Hong Kong con scontri violenti sulle strade tra polizia e manifestanti. C’è attesa con “il cuore sospeso” per domani, 1° ottobre, giorno in cui la Repubblica Popolare Cinese festeggia i 70 anni dalla propria fondazione. “La polizia è brutale”, racconta al Sir padre Renzo Milanese del Pime. “Ci sono filmati che circolano sui social e che inchiodano i poliziotti alle loro responsabilità”
“Sono giornate calde, molto calde”. È la voce di padre Renzo Milanese, missionario Pime ad Hong Kong, a raccontare al Sir via Whatsapp, unico canale sicuro di comunicazione, cosa sta succedendo nella ex colonia britannica. Oggi hanno scioperato gli studenti universitari e gli alunni delle scuole secondarie con manifestazioni e catene umane. Ma è domani la giornata che fa stare tutti con “il cuore sospeso”. È il 1° ottobre, giorno in cui la Repubblica Popolare Cinese festeggerà i 70 anni dalla propria fondazione. Carrie Lam, capo esecutivo di Hong Kong e contestata dai manifestanti, ha lasciato la città per raggiungere Pechino, dove parteciperà ai festeggiamenti per l’anniversario. Una ricorrenza delicatissima visto che da tre mesi ad Hong Kong, la popolazione sta manifestando soprattutto contro il governo cinese e le sue ingerenze nell’amministrazione di Hong Kong.
La situazione in città è ai limiti. È stato un weekend incandescente, come purtroppo sta accadendo negli ultimi 3 mesi. “Gli scontri sono stati pesanti”, racconta padre Renzo. La polizia prima ha ordinato ai manifestanti di sciogliere la protesta, poi ha cominciato a lanciare lacrimogeni e idranti. Ci sono state sulle strade di Hong Kong scene di violenza con lanci di oggetti anche in ferro da parte dei manifestanti e foto che ritraggono poliziotti che puntano pistole contro i ragazzi. “La polizia è brutale. Ci sono filmati che circolano sui social e che inchiodano i poliziotti alle loro responsabilità”. Su Telegram viaggiano le prime cifre: sono state 157 le persone arrestate durante il weekend di cui ben 67 erano studenti.
Hong Kong ormai è una città blindata nel fine settimana: c’è una nota ufficiale della segreteria del Palazzo dell’esecutivo, il Legislative Council, luogo di scontri e manifestazioni, che invita i dipendenti a non recarsi al lavoro da venerdì 27 settembre fino a tutta la giornata del 1° ottobre.
Sono due le correnti che danno voce alle proteste. Il primo gruppo si definisce “pacifico, razionale e non violento” e si rifà al fronte dei diritti civili e dell’area democratica nata con il movimento degli ombrelli. L’altro gruppo si autodefinisce “I Valorosi” (tradotto dal cinese) ed è per lo scontro con la polizia, vista come l’espressione della repressione portata avanti dal governo di Hong Kong. Sono prevalentemente studenti. La novità di queste manifestazioni nate nel mese di giugno per la soppressione di un emendamento alla legge sulla estradizione, è l’abbassamento dell’età di chi scegli di scendere in piazza: sono soprattutto i ragazzi e le ragazze del liceo, per una fascia complessiva di età che va dai 16 ai 25 anni.
Per la giornata di domani, la polizia non ha rilasciato nessun permesso a manifestare. Sui canali sociali si rincorrono notizie, mezze verità, punti di ritrovo sbagliati per disorientare la polizia. Ma i luoghi delle manifestazioni sono sempre gli stessi e cioè il quartiere del Palazzo legislativo e del governo e le strade confinanti. Nessuno lo dichiara apertamente ma se a livello ufficiale il target delle manifestazioni è il governo di Hong Kong, tutti sanno che dietro a Carrie Lam c’è il governo cinese e quindi la protesta è contro la Cina. Significative sono le bandiere del tempo coloniale che vengono fatte sventolare, segno di una richiesta molto precisa: l’indipendenza di Hong Kong dalla Cina o l’indizione di un Referendum per sancire una volta per tutto e in modo democratico la volontà della popolazione. Nel frattempo, le proteste non si placano. “La situazione è diventata completamente folle”, dice il cardinale arcivescovo emerito di Hong Kong Joseph Zen, in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese La Croix. “Il governo, che dovrebbe agire e rispondere ai manifestanti non fa nulla e non risponde alle richieste. Il capo dell’esecutivo Carrie Lam continua a gettare olio sul fuoco e la situazione diventa sempre più fuori controllo”.