Marco Zennaro resta in Sudan: attesa per la decisione del giudice
La vicenda dell’imprenditore italiano non si sblocca: si trova nell’ambasciata italiana, dopo aver passato 75 giorni in un commissariato locale, nella speranza che il giudice civile gli permetta di andarsene
La vicenda di Marco Zennaro non si sblocca. L’imprenditore italiano, 46 anni, è ancora a Khartum, in Sudan, con l’accusa di aver venduto trasformatori elettrici difettosi. Si trova nell’ambasciata italiana, nella speranza che il giudice civile gli permetta di andarsene, dopo aver passato 75 giorni in un commissariato locale.
L’inizio della sua storia è presto detta. Marco Zennaro aveva venduto materiale elettrico a un imprenditore sudanese, che lo ha poi accusato di avergli dato prodotti inutilizzabili e gli ha chiesto un risarcimento di 700 mila euro. A quel punto Zennaro ha deciso di andare in Sudan per chiarire la situazione, ma è stato sequestrato e bloccato in un hotel per una settimana. Viste come si erano messe le cose, la famiglia dell’imprenditore veneziano ha raccolto in fretta 400 mila euro da consegnare ad Ayman Gallabi, l’intermediario che aveva presentato la denuncia.
Gli eventi sono precipitati poco dopo. A fine marzo, infatti, il corpo di Gallabi è stato trovano nel Nilo, annegato. E Zennaro è stato arrestato in aeroporto il 1°aprile scorso, già pronto per tornare in Italia. A quel punto è stato trasportato in un commissariato di Karthum, dove ha poi trascorso 75 giorni in un locale con altre 30 persone e senza servizi igienici.
La Farnesina a questo punto è intervenuta. Il direttore generale per gli italiani all’estero, Luigi Maria Vignali, ha dato il via alle trattative, che due mesi dopo, a metà giugno, sono riuscite a far accantonare le accuse penali. Zennaro è stato portato quindi in un albergo in centro città. Ma la vicenda non è finita.
Ancora a processo. Poche ore dopo essere stato liberato, i magistrati hanno bloccato il passaporto: su Zennaro pendono ora quattro nuove accuse e la richiesta di un milione di euro di risarcimento (la cifra è scesa nel frattempo a 700 mila euro). Con gli ultimi sviluppi, l’imprenditore veneziano ha cominciato a temere per la sua vita e alcuni miliziani hanno chiesto a suo padre di consegnare i soldi minacciando di sequestrarlo di nuovo. Per sicurezza, Zennaro è stato quindi portato nell’ambasciata italiana ed è ancora in attesa che il processo cominci. Inizialmente prevista per metà giugno, l’udienza è stata fissata per il 5 ottobre, sempre che non arrivi un nuovo rinvio.
Marco Zennaro, tre figli, ha un’azienda di famiglia a Marghera, Venezia. La società ha 25 dipendenti ed esporta da circa 25 anni in Africa. Allena una squadra di bambini di rugby e si occupa di volontariato. Anche per questo, forse, che la società civile locale si è mobilitata in tutto questo periodo con manifestazioni e striscioni per chiedere la sua liberazione.
L’articolo integrale di Laura Fazzini, Marco Zennaro: l’imprenditore di Venezia resta imprigionato in Sudan, può essere letto su Osservatorio Diritti.