Lavoro, Cardinali (Inapp): per le donne il 60% di contratti part-time e determinati

"Siamo in una fase mediaticamente chiamata ripresa. Ma è una ripresa segnata da differenze di genere". A dirlo è Valentina Cardinali, responsabile della Struttura Mercato del lavoro di Inapp...

Lavoro, Cardinali (Inapp): per le donne il 60% di contratti part-time e determinati

"Siamo in una fase mediaticamente chiamata ripresa. Ma è una ripresa segnata da differenze di genere". A dirlo è Valentina Cardinali, responsabile della Struttura Mercato del lavoro di Inapp (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche), intervenuta stamattina alla presentazione del Gender politicies report 2021, a Roma presso la sede dell'Inapp.

"Gli ultimi dati disponibili sui contratti di lavoro avviati sono dell'ultimo trimestre del 2021 ma noi abbiamo cercato di discostarci dal 'consumismo del dato': abbiamo cercato di mettere un punto fermo osservando il primo trimestre, che ha delle caratteristiche da studiare per cercare di andare oltre" ha proseguito Cardinali.

Per Cardinali "il primo dato è che la ripresa ha portato delle forti differenze di genere innanzitutto sotto l'aspetto dei contratti precari e del part-time. Siamo un paese di linee blu e linee rosse, di uomini e donne, sempre paralleli ma distanti. Dal 2015, non c'è un trimestre in cui le linee si avvicinino o si intreccino. Per questo dobbiamo affrontare il tema nel suo essere strutturale".

Per quanto riguarda il tempo indeterminato "c'è un picco negli anni del 'jobs Act" ma "in linea generale il lavoro cresce soprattutto con i contratti a termine. E anche adesso la ripresa è quasi completamente a tempo determinato, sempre con la curva dei contratti a uomini che cresce di più rispetto a quella delle donne. La quota delle donne è 39.6%" ha specificato.

Inoltre "oltre il 60% dei contratti delle donne è precario e a tempo parziale".

Lo stesso vale per le stabilizzazioni: "solo per il 38% riguardano le donne. Non è solo una questione di numeri ma di che tipo di occupazione viene creata. Se poi inseriamo anche la valutazione sul part-time- ha detto ancora Cardinali- vediamo che quello femminile è sempre almeno il doppio rispetto a quello maschile, in qualsiasi tipo di contratto. Un conto però è il part time scelto, altra cosa è quello imposto come condizione: noi parliamo del secondo tipo".

In generale "parliamo di un mercato del lavoro che offre alle donne contratti a termine e a tempo parziale, anche nelle stabilizzazioni".

"Le donne poi- ha aggiunto- sono classicamente meno presenti nei settori tecnici ma questo dato non è così determinante in termini di precarietà: è vero per il commercio, l'industria alberghiera e il turistico ma nelle attività manifatturiere, sanitarie non c'è una struttura che giustifica la discontinuità maggiore per le donne". Anche i divari territoriali hanno il loro peso ma "si stanno progressivamente polverizzando: il 'nord vs sud' sta esplodendo in tante micro differenze. Comunque in tutte le regioni la percentuale di contratti a donne è sempre minore, parte da un terzo rispetto a quelli maschili. Tuttavia- ha proseguito Cardinali- il quadro è talmente schizzato che andiamo a quattro velocità, che abbiamo stabilito in base anche al tasso di stabilizzazione e di contratti part time: in ogni caso, laddove abbiamo anche un buon numero di contratti, questo dato non viene corredato da una prospettiva di contratti a lungo termine".

Per Cardinali, "possiamo scegliere la strada di una ripresa formale, basata sull'aumento di posti di lavoro, sul numero. Oppure possiamo puntare su una ricerca che anche politicamente consideri le differenze di genere, il contratto parziale e a tempo determinato. La prevalenza del part-time femminile significa una busta paga più leggera, con tutto quello che comporta", ha concluso. (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)