La metà dei poveri non ha il RdC. La Caritas: “Serve un riordino della misura”
Rapporto Caritas dedicato al Reddito di Cittadinanza. Fra chi lo riceve, un terzo non vive sotto la soglia di povertà. Lo strumento è necessario e non va abolito ma deve essere migliorato: individuati alcuni interventi mirati che vengono proposti al governo
In Italia più della metà dei poveri non riceve il Reddito di Cittadinanza: secondo i dati attualmente disponibili, infatti, fra le famiglie in povertà il 44% beneficia del Reddito mentre il 56% non fruisce della misura. Esiste dunque una percentuale significativa di persone che vivono sotto la soglia di povertà che non ricevono la misura avviata nel maggio 2019 proprio nell’ottica del contrasto alla povertà e della promozione dell’attivazione lavorativa. A metterlo in evidenza è il rapporto di Caritas Italiana sulle politiche contro la povertà, giunto alla sesta edizione e dedicato interamente quest’anno al Reddito di cittadinanza. Al contempo, i dati disponibili mostrano che fra tutti coloro che ricevono il Reddito di Cittadinanza, il 64% sono famiglie in condizione di povertà ma il 36% sono famiglie che non vivono sotto la soglia di povertà: è il tema dei cosiddetti “falsi positivi”, cioè di persone che rientrano nelle regole fissate per ottenere la misura pur non essendo in realtà al di sotto della soglia che definisce la povertà assoluta (da notare che se la Caritas individua in questa situazione oltre un terzo dei beneficiari del RdC, la Banca d’Italia in un suo studio si spinge a stimarne una quota pari al 51%, oltre la metà dei beneficiari). I dati indicati dalla Caritas segnalano che le famiglie povere escluse tendono più di frequente a risiedere nel Nord, ad avere minori, ad avere un richiedente straniero e ad avere un patrimonio mobiliare (risparmi) superiore alla soglia consentita. Attualmente sono escluse dalla possibilità di richiedere il RdC ben 4 famiglie straniere su 10.
Il requisito economico di accesso che più di tutti restringe l’accesso alla misura alle famiglie in povertà assoluta è quello del patrimonio mobiliare (solo due terzi di queste lo soddisfa). A causa di una scala di equivalenza “piatta” che sfavorisce le famiglie numerose e con figli minori, il tasso di inclusione del RdC è decrescente all’aumentare del numero di componenti all’interno del nucleo. Rispetto alla dimensione geografica, nel Nord il numero delle famiglie che fruiscono del RdC è il 37% di quelle in povertà assoluta, nel Centro il 69% e nel Sud il 95%. Con riguardo ai nuclei che percepiscono il RdC pur non essendo poveri (falsi positivi), questi si concentrano tra le famiglie di piccole dimensioni. Il 41% delle famiglie che riceve il RdC pur non essendo povera è monocomponente e il 21% è composto da due persone. Sebbene uno schema logico ricorrente preveda che sia la mancanza di lavoro a determinare una condizione di povertà, i dati mostrano che la metà dei nuclei in povertà assoluta e di quelli beneficiari del Rdc ha già almeno un occupato al proprio interno.
A fronte della mole di dati prodotti – questi e molti altri – e anche con riferimento al dibattito politico sempre in corso fra quanti mirano ad una abolizione tour court della misura e, sul fronte opposto, a quanti la difendono a spada tratta in ottica conservativa, la Caritas sottolinea come sia necessario agire per realizzare quei cambiamenti che siano capaci di rendere la misura più precisa nel suo obiettivo di contrasto alla povertà. Riassunta dal responsabile scientifico del Rapporto, Cristiano Gori, la Caritas propone dunque un’agenda per il riordino del Reddito di Cittadinanza, che parte da quattro presupposti: il RdC è importante nel fronteggiare la povertà; sono maturi i tempi per un riordino finalizzato a rafforzarlo; vi è un’ampia concordanza nella ricerca scientifica sulle principali aree di miglioramento; vi è la necessità di un insieme limitato d’interventi disegnati con precisione chirurgica. Tutto ciò conduce ad un insieme circoscritto di interventi mirati su temi ineludibili e non rinviabili, che viene offerto all’attenzione della politica e nello specifico al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, che ha partecipato alla presentazione del Rapporto Caritas.