L’inflazione torna a bussare alla porta di casa
Le famiglie potranno difendersi con l’attenzione e con comportamenti coerenti. Alcune spese sono però incomprimibili e l’accortezza non potrà spingere al ribasso sicurezza, salute e investimento sui figli
Quando l’inflazione entra in casa può provocare reazioni diverse nelle famiglie. L’aumento dei prezzi, piccolo o grande che sia, impedisce di comprare con la stessa cifra gli stessi beni e servizi dei mesi precedenti ed è quindi negativo. Soprattutto se il nucleo non ha la possibilità di vedere agganciati stipendi e pensioni al costo della vita o non ha margini per tagliare le spese in uscita.
La percezione che i prezzi stiano aumentando può anche spingere ad anticipare alcune spese che potrebbero diventare più onerose nei prossimi mesi. Aiuta l’economia e la ripresa dell’occupazione a differenza della deflazione che è il rinvio di ogni spesa nella convinzione che i prezzi scenderanno. Ora il costo dei mutui è sui minimi, con un’inflazione fuori controllo aumenterebbero i tassi di interesse sul denaro preso in prestito, mutui e altro.
Gli economisti e le autorità monetarie (lo ha fatto in queste ore la Bce, la banca centrale europea) sono attentissimi all’aumento dei prezzi e danno una lettura differente, sintetizzata da Mario Draghi come inflazione “buona” o inflazione “cattiva”. L’ex presidente della Bce e attuale premier italiano, disse che quella positiva è quella che aiuta e riflette la ripresa: investimenti, aumenti dei consumi, più salari e occupazione. Quella negativa è importata da fattori esterni come il petrolio, speculazioni, carenza di prodotti indispensabili o anche da una spesa pubblica non finalizzata al rilancio.
L’attuale presidente della Bce, Christine Lagarde, ha rivisto al rialzo le attese di inflazione in Europa portando le aspettative al 2,2% per quest’anno, all’1,7% per il 2022 con un ottimistico 1,5% nel 2023. Si tornerebbe presto sotto il 2% di inflazione perseguito dalla banca centrale come opportuno per una crescita regolata. Lagarde non vede nelle fiammate sui prezzi dei rischi di lungo periodo.
Nei prossimi mesi l’inflazione potrà entrare in casa nell’alimentare.
L’indice mondiale Fao (l’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite) mostra un aumento superiore al 30% annuo dei prezzi delle principali materie prime a causa di fattori climatici, speculativi e costo dei noli di trasporto marittimi. O potrà entrare con la bolletta dell’energia, dove luce e gas che diverranno più cari da ottobre con la revisione delle tariffe. Costeranno di più anche alle imprese che gireranno l’aumento sui prezzi finali.
Le famiglie potranno difendersi con l’attenzione e con comportamenti coerenti. Alcune spese sono però incomprimibili e l’accortezza non potrà spingere al ribasso sicurezza, salute e investimento sui figli.