I numeri record delle revoche dell’accoglienza
Inchiesta del mensile Altreconomia: tra il 2016 e il 2017, almeno 22 mila migranti hanno perso il diritto di essere ospitati nei centri di accoglienza. E sono solo i dati di 35 prefetture su un centinaio. Si stima che complessivamente siano 80 mila.
Di loro nessuno sa bene dove vivano ora.
Tra il 2016 e il 2017, almeno 22 mila migranti hanno perso il diritto di essere ospitati nei centri di accoglienza. E sono solo i dati di 35 prefetture su un centinaio, le sole che hanno fornito i dati inediti ad Altreconomia, che pubblica un'ampia inchiesta sul numero di marzo.
Sono diversi i motivi per cui il Prefetto può revocare il diritto all'accoglienza a un richiedente asilo: dalla mancata presentazione presso la struttura individuata all’abbandono del centro di accoglienza da parte del richiedente oppure per una violazione grave o ripetuta delle regole delle strutture.
Ma a volte nei regolamenti delle strutture ci sono norme davvero singolari: a Napoli la prefettura ha stabilito che è fatto obbligo "di rispettare gli usi ed i costumi delle comunità locali” e che basta anche l'assenza di un solo giorno per far scattare la revoca. A Verona non ci si può assentare dai centri nelle ore notturne, mentre a Pistoia può ricadere su chi si “dedica all’accattonaggio”, acquista, detiene o vende “beni di dubbia provenienza” o viaggia senza biglietto sui mezzi pubblici.
“Proiettando questi dati a livello nazionale e facendo una stima al ribasso si ottengono qualcosa come 80 mila provvedimenti di revoca delle misure di accoglienza – scrive Duccio Facchini, autore dell'inchiesta – È una cifra enorme, specie se confrontata ai 182.863 migranti ospitati in tutte le strutture di accoglienza al 22 gennaio 2018".
Dopo la revoca, nessuno si interessa più del richiedente asilo.
E nessuna istituzione (prefettura, comune) o associazione sa dove finisca. E così c'è il forte rischio che non riceva la convocazione della Commissione territoriale che sta valutando la sua richiesta d'asilo.
Non solo. Come ha denunciato il Naga, la Prefettura di Milano chiede a ogni richiedente asilo, che abbia bisogno di qualsiasi atto (anche quello di ricevere le notifiche della Commissione territoriale), la presentazione della "dichiarazione di ospitalità": chi è fuori dal sistema d'accoglienza e vive in strada o in appartamenti con affitti in nero non riesce certo ad avere questo documento dal padrone di casa. E così si alimenta il mercato nero delle "dichiarazioni di ospitalità" false, che costano circa 600 euro.