Hotspot in Grecia, la denuncia: "Anche i bambini tentano il suicidio"
Nuovo rapporto di Msf: negli ultimi due anni nelle cliniche di salute mentale che gestisce a Chios, Lesbo e Samos curati 1.369 pazienti, 180 gli episodi di autolesionismo e tentati suicidi, i due terzi tra i bambini. Il più piccolo aveva solo sei anni. "Non è troppo tardi per la compassione e il buon senso"
Episodi di autolesionismo e tentati suicidio, anche di bambini. Lo denuncia il rapporto “Hotspot in Grecia: la crisi costruita alle frontiere d'Europa”, diffuso oggi da Medici senza frontiere che rivela i dati registrati nel 2019 e 2020 nelle cliniche di salute mentale che gestisce a Chios, Lesbo e Samos: sono 1.369 i pazienti curati, molti dei quali in gravi condizioni, con disturbi da stress post-traumatico e depressione.
Più di 180 tra le persone curate da Msf hanno avuto episodi di autolesionismo o hanno tentato il suicidio. Due terzi di loro erano bambini, il più piccolo aveva solo sei anni.
Sono più di 180 mila le persone transitate per le isole greche dalla firma dell’accordo UE-Turchia nel marzo 2016, secondo il rapporto, e 847 sono morte nel tentativo di raggiungere la Grecia; 21 hanno perso la vita negli hotspot; 12 gli incendi che hanno colpito i centri, uno dei quali ha distrutto quello di Moria.
“Per più di cinque anni, la politica dell’Ue di contenere le persone e trattare le loro domande di asilo negli hotspot sulle isole greche ha creato una crisi senza precedenti e un’enorme sofferenza umana. Queste non sono conseguenze involontarie”, denuncia Reem Mussa, esperta di affari umanitari e migrazione di Medici Senza Frontiere.
L'organizzazione torna a chiedere ai leader dell’Ue di riconsiderare radicalmente il loro approccio alla migrazione e auspica la fine delle attuali politiche di contenimento e deterrenza, che provocano danni evitabili alla salute di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Il rapporto mostra come le politiche migratorie dell’Ue "mettono a rischio la salute e la sicurezza delle persone intrappolate nelle isole greche. Uomini, donne e bambini sopravvissuti alla violenza e alle difficoltà sono bloccati in condizioni spaventose, privi di informazioni sul loro status legale e sottoposti a dure procedure di asilo. Questo sistema infligge miseria, mette in pericolo vite umane e nega il diritto di asilo".
Tra questi fattori che minano la salute dei migranti anche le condizioni di vita precarie, le complicate procedure amministrative e di asilo, la continua esposizione alla violenza e all'insicurezza, la separazione familiare, i bisogni medici irrisolti e la paura di essere deportati. "Per anni - sottolinea l'organizzazione - nelle isole greche sono stati trascurati anche i bisogni essenziali. Msf e altre ong sono state continuamente costrette a intervenire per fornire servizi di base, dall’assistenza sanitaria alla fornitura di acqua. Tra ottobre 2019 e maggio 2021, le équipe di Msf hanno distribuito oltre 43 milioni di litri di acqua pulita nel sovraffollato hotspot di Vathy a Samos, dove l’acqua non è potabile".
“Nonostante affermino di voler migliorare la situazione, l’Ue e il governo greco stanno spendendo milioni di euro per standardizzare e intensificare politiche che hanno già causato così tanti danni”
E' la denuncia di Iorgos Karagiannis, capomissione di Msf in Grecia. “Sorprendentemente l’hotspot di Moria sull’isola di Lesbo, che non solo era disfunzionale ma anche mortale, è diventato il modello di progetto per un nuovo centro-prigione a Samos. La nuova struttura, situata in una zona remota dell’isola e circondata da filo spinato, ospiterà le persone in container e ogni ingresso o uscita saranno controllati. Questo non può essere descritto come un miglioramento delle condizioni di vita. Il nuovo campo, che non solo era disfunzionale ma pericoloso per la vita delle persone, continuerà invece a causare un peggioramento della salute mentale delle persone, la cui sofferenza sarà ancor ancora più invisibile”.
"L’Ue e il governo greco stanno intensificando la crisi progettando nuovi centri multifunzionali di accoglienza e identificazione (Mpric) in località remote delle isole greche", prosegue il rapporto. Uno di questi centri restrittivi è già in costruzione a Samos e potrebbe essere operativo nel giugno 2021.
“Non è troppo tardi per la compassione e il buon senso. L’Ue e i suoi Stati membri devono porre fine alle politiche di contenimento e garantire che le persone che arrivano in Europa abbiano accesso all’assistenza urgente, facilitare l’accesso alla protezione e la ricollocazione per un’accoglienza sicura e l’integrazione nelle comunità europee” conclude Mussa di MSF.