Hong Kong. Giro di vite sull’informazione libera, chiuso un altro sito. “La gente ha paura e non reagisce più”
Un altro sito indipendente di Hong Kong, il “Citizen News”, ha annunciato la chiusura a partire dal 4 gennaio. La notizia arriva ad una settimana dal raid della polizia nella sede di “Stand News”, in seguito al quale sono stati sequestrati documenti e arrestate persone dello staff, tra le quali il direttore. Da ambienti missionari sul posto, che chiedono per sicurezza di rimanere nell’anonimato, le notizie vengono commentate con rassegnazione. “Ce lo si aspettava che prima o poi anche Stand news e Citizen News venissero chiusi. Quindi nessuna sorpresa, solo un'altra conferma della direzione in cui stanno andando le cose. La gente ha paura a parlare, a esporsi troppo e non reagisce più”.
Paura e rassegnazione. E’ il clima che si respira nella città di Hong Kong in questo inizio di nuovo anno segnato purtroppo e ancora da un giro di vite sulla informazione indipendente e la libertà di stampa. È di queste ore la notizia che un altro sito indipendente di Hong Kong, il “Citizen News”, ha annunciato la chiusura. La notizia arriva ad una settimana dal raid della polizia nella sede di “Stand News” in seguito al quale sono stati sequestrati documenti e arrestate persone dello staff, tra le quali il direttore. Nata nel 2017, Citizen News era una delle ultime pubblicazioni indipendenti in lingua cinese a Hong Kong. L’annuncio della chiusura è stato dato su Facebook. “Cinque anni dopo la nostra fondazione, salutiamo i lettori con il cuore spezzato”, si legge in un lungo post in inglese. Fondata da un gruppo di giornalisti veterani, la piattaforma di media online è andata negli anni crescendo e “la nostra piccola redazione è diventata una squadra con dozzine di giornalisti”. Storie esclusive, notizie, interviste, articoli di opinione. “Tutti noi amiamo questo posto, profondamente. Purtroppo, quello che ci si prospetta, non sono solo piogge torrenziali o venti che soffiano, ma uragani e tsunami”. Il post parla di “situazione critica” e “paura per il cambiamento epocale in atto nella società negli ultimi due anni e per il deterioramento dell’ambiente dei media”. “Di fronte a una crisi simile, dobbiamo garantire la sicurezza e il benessere di tutti coloro che sono a bordo”. Da qui l’annuncio della chiusura del sito a partire dal 4 gennaio.
Da ambienti missionari sul posto, che chiedono per sicurezza di rimanere nell’anonimato, le notizie vengono commentate con rassegnazione. “Ce lo si aspettava che prima o poi anche Stand news e Citizen News venissero chiusi. Quindi nessuna sorpresa, solo un’altra conferma della direzione in cui stanno andando le cose. La gente ha paura a parlare, a esporsi troppo e non reagisce più. Tanti poi si sono in qualche modo abituati e queste mosse della polizia non fanno quasi più molta notizia”. A giugno, per esempio, dopo 26 anni, il quotidiano pro democrazia di Hong Kong, Apple Daily, fondato dall’imprenditore e attivista Jimmy Lai, ha annunciato la sua ultima pubblicazione. “Quando fu data quella notizia – ricordano i missionari – c’era stato un grosso movimento di protesta e sostegno alla redazione. La gente si era messa in coda per comprare l’ultima coppia e un gruppo di manifestanti aveva protestato fuori dalla sede del giornale in supporto dei giornalisti. Questa volta, è accaduta la stessa cosa a qualche mese di distanza ma la reazione è stata solo di silenzio”. Unanime invece il coro di condanna che si è levato in tutto il mondo per la chiusura di “Stand News”. Steven Butler, direttore dell’area asiatica presso il “Committee to Protect Journalists”, ha parlato di “un assalto aperto alla già lacerata libertà di stampa di Hong Kong”. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani si è detto “allarmato” dalla continua “repressione dello spazio civico”. Ma i missionari, anche in questo caso, smorzano i toni della protesta: “anche su cosa può fare la comunità internazionale tutti più o meno sono d’accordo: molto poco, anzi forse è meglio che non faccia nulla perché tanto le cose non possono cambiare e alzare una voce esterna darebbe solo occasione al governo cinese per dire: le persone che sono contro il governo in realtà sono sostenute e guidate da potenze straniere nemiche della Cina”.
I cattolici di Hong Kong guardano con un certo interesse un’altra notizia, rilanciata pochi giorni fa dall’agenzia Reuters. “Si tratta – raccontano i missionari – di un meeting via zoom che c’è stato il 31 ottobre tra alcuni rappresentanti della chiesa di Hong Kong e alcuni alti rappresentanti della chiesa in Cina. Il meeting è stato promosso dal Liaison Office con a tema “società e chiesa con caratteristiche cinesi”. Naturalmente i contenuti dell’incontro sono segreti ma il fatto che ci sia stato per la prima volta questo tipo di meeting dice che anche la chiesa non sarà esente da cambiamenti nel prossimo futuro”.