Haiti: ucciso il presidente Moise in un paese devastato da violenza, corruzione e povertà
Due dei presunti killer sono stati arrestati, mentre altri quattro sono stati uccisi nel corso di uno scontro a fuoco. Nell’isola le bande armate godono di una impunità pressoché totale. La situazione politica è incandescente da diversi mesi. Gli sfollati a causa di questa situazione sono 17.105 nell’area della capitale
Il presidente della Repubblica di Haiti, Jovenel Moise, 53 anni, è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7 luglio. L’omicidio è opera di un commando armato, che ha anche ferito gravemente la moglie, Martine Moise. Un’azione che segna il punto più alto dell’attacco alle istituzioni in un paese devastato da violenza, corruzione, povertà estrema e, ultimamente, dalla pandemia.
L’omicidio, secondo le prime informazioni, è opera di un gruppo di uomini armati che parlavano inglese e spagnolo, entrati nella residenza del presidente di Port-au-Prince. Due dei presunti killer sono stati arrestati, mentre altri quattro sono stati uccisi nel corso di uno scontro a fuoco. Claude Joseph, capo del governo destituito da poco da Moise, ha assunto la presidenza ad interim.
Il contesto. Le elezioni del 2015, circondate da gravi accuse di frode elettorale a favore di Moise, avevano portato a violenze prolungate e brutali, che non si erano fermate neppure con la crisi sanitaria. Alla fine si era deciso di mettere alla guida del paese un presidente ad interim, Jocelerme Privert, che lasciò poi il posto a Jovenel Moise nel febbraio 2017, dopo un voto molto contestato e a cui partecipò appena il 21% degli haitiani aventi diritto.
La violenza è ormai diffusa su tutta l’isola, con intere aree gestite da bande armate, che godono di una impunità pressoché totale. Una situazione ammessa anche da Claude Joseph, che dopo l’omicidio del 30 giugno dell’attivista Marie Antoinette Duclaire e del giornalista Diego Charles aveva dichiarato che l’esecutivo “condanna con veemenza queste azioni abominevoli e la violenza indiscriminata che seminano disordini e lutto in tutti i settori della popolazione haitiana”.
Gli sfollati a causa di questa situazione sono 17.105 nell’area della capitale. Persone obbligate ad andarsene dalla propria abitazione proprio a causa degli scontri tra bande. E anche azioni umanitarie hanno subito uno stop nelle ultime settimane, come l’ospedale di Medici senza frontiere di Martissant, chiuso dopo l’attacco armato di cui è stato vittima lo scorso 26 giugno.
La situazione politica è incandescente da diversi mesi. Moise aveva parlato di un colpo di Stato latente contro di lui. E mentre il presidente dichiarava che sarebbe rimasto in carica fino al prossimo anno, la Corte suprema di giustizia e l’opposizione sostenevano che dovesse lasciare il potere nel febbraio 2021. E non è tutto: l’anno scorso il parlamento era stato sciolto, con la conseguenza che Moise stava guidando il paese a suon di decreti e arresti (era stato fermato anche un giudice della Corte suprema).
L’articolo integrale di Diego Battistessa (da Medellin, Colombia), Haiti: ucciso il presidente Jovenel Moise, l’isola è nel caos, può essere letto su Osservatorio Diritti.