Giornata delle persone scomparse nelle Americhe: Amnesty International chiede la protezione delle “donne in cerca”

L’organizzazione: “Nelle Americhe, esprimere dissenso verso le politiche governative, reclamare diritti, vivere in una zona di conflitto armato o dove è presente il crimine organizzato, migrare senza documenti possono essere motivi per arrestare persone e occultarne il destino. E la ricerca delle persone scomparse è guidata soprattutto dalle donne”- I casi di Messico e Colombia

Giornata delle persone scomparse nelle Americhe: Amnesty International chiede la protezione delle “donne in cerca”

In occasione della Giornata internazionale delle vittime di sparizione forzata, Amnesty International ha sollecitato gli stati delle Americhe a riconoscere e proteggere l’azione delle “donne in cerca” delle persone scomparse .

“Nelle Americhe, esprimere dissenso verso le politiche governative, reclamare diritti, vivere in una zona di conflitto armato o dove è presente il crimine organizzato, migrare senza documenti possono essere motivi per arrestare persone e occultarne il destino – afferma l’organizzazione -. La ricerca delle persone scomparse è guidata soprattutto dalle donne. Esempi iconici, durante le giunte militari o nei periodi di conflitto armato, sono stati le Abuelas de Plaza de Mayo in Argentina e le donne di Calama in Cile o le donne native in Guatemala e Perú, così come le donne centroamericane che hanno attraversato frontiere e creato meccanismi transnazionali di ricerca delle persone migranti scomparse”.

I casi della Colombia e del Messico

La Colombia e il Messico sono due stati profondamente segnati dalle sparizioni forzate. Oltre a essere vittime dirette della scomparsa dei loro familiari o dei loro cari, le “donne in cerca” sono difensore dei diritti umani a tutto tondo che meritano di essere riconosciute e protette come tali.
Afferma Amnesty International: “In Colombia le sparizioni forzate fanno parte del repertorio della violenza derivante dal conflitto armato. Nel suo rapporto pubblicato alla fine del 2022, la Commissione per il chiarimento della verità, la convivenza e la non ripetizione ha dichiarato che le vittime di sparizione forzata sono circa 210.000. Le organizzazioni dei familiari delle persone scomparse e delle ‘donne in cerca’ esigono una risposta dal governo. Tra queste c’è la Fondazione Nydia Érika Bautista, che segue direttamente 519 casi di sparizione forzata attraverso servizi di consulenza legale, documentazione, archiviazione e comunicazione e, tra le varie attività, dirige una Scuola per la costruzione della leadership per le ‘donne in cerca’”.

“La crisi delle sparizioni forzate in Messico è strettamente collegata al contesto di insicurezza che domina da decenni nel paese – continua Amnesty -. Secondo il Registro nazionale delle persone scomparse e non localizzate, dal 31 dicembre 1952 a oggi i casi sono 116.423. Di recente, gli episodi di violenza ai danni delle donne in cerca sono aumentati: l’organizzazione Articolo 19 ha denunciato che negli ultimi sei anni 16 persone che cercavano gli scomparsi sono state assassinate e 13 di loro erano ‘donne in cerca’ mentre un’altra è stata vittima, essa stessa, di sparizione forzata. Nel paese sono attivi oltre 200 collettivi di familiari di persone scomparse, composti in gran parte da donne. Uno di questi è il collettivo ‘Fino a incontrarti’, che opera nello stato di Guanajuato, grazie al quale sono state scoperte 23 fosse comuni clandestine e sono state ubicate 203 vittime di sparizione forzata”.

Le “donne in cerca” sono in pericolo

Le “donne alla cerca” affrontano vari rischi, minacce e attacchi, collegati alla loro storia, alla loro identità, ai loro progetti e ai contesti socioeconomici e culturali. È una palese dimostrazione di un deficit di protezione dei diritti.
La Fondazione Nydia Érika Bautista e il collettivo “Fino a incontrarti”, oltre a essere un esempio di leadership nella ricerca delle persone scomparse, sono anche un modello di resistenza contro la violenza sulle donne. Nonostante tutto ciò che affrontano, comprese la discriminazione e la stigmatizzazione, proseguono le loro attività e reclamano in modo forte e chiaro la fine dell’impunità.

“Attiviste del collettivo ‘Fino a incontrarti’ sono state attaccate con armi da fuoco mentre facevano ricerche sul campo – denuncia Amnesty International -. Alla fine degli anni Novanta le dirigenti della Fondazione Nydia Érika Bautista e i loro familiari sono state costrette a lasciare il paese a causa delle gravi minacce, degli attacchi e dei discorsi stigmatizzanti delle autorità. Sono rientrate in Colombia ma le minacce e gli attacchi continuano. La salute fisica e mentale delle ‘donne in cerca’ si sta deteriorando, anche a causa delle conseguenze socioeconomiche derivate dalla scomparsa dei loro familiari e dei loro cari e della mancanza di riconoscimento del loro operato da parte degli stati. Un’altra forma di violenza nei loro confronti è l’assenza di indagini e condanne nei confronti dei responsabili delle sparizioni forzate, che, nonostante le loro instancabili denunce, restano impuniti”.

Gli obblighi degli stati

Amnesty International ricorda agli stati delle Americhe i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani: “Gli stati devono riconoscere il diritto delle ‘donne in cerca’ a partecipare alle ricerche statali così come a effettuare ricerche autonome. Inoltre, gli stati devono proteggere il diritto delle ‘donne in cerca’ a difendere i diritti umani senza discriminazione, secondo una prospettiva di genere e con approcci differenti. Infine, gli stati devono proteggere le ‘donne in cerca’ dai vari pericoli, come le minacce e gli attacchi, cui sono esposte”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)