Export di armi, vendite costanti. Destinatari sempre più fuori Ue e Nato

Relazione 2019 sull'export di armamenti italiani. Sono 80 i Paesi destinatari di licenze. Il 48% va a Paesi del Medio Oriente e Nord Africa. Rete disarmo: “Gli affari dell'industria militare italiana si indirizzano verso le zone più instabili del mondo”. Beretta (Opal): “Il Governo intende sospendere l'invio delle bombe aeree all'Arabia Saudita?”

Export di armi, vendite costanti. Destinatari sempre più fuori Ue e Nato

BOLOGNA – Nel 2018 sono oltre 80 i Paesi del mondo destinatari di licenze per armamenti italiani. Ai vertici della classifica ci sono Qatar, Pakistan, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Seguiti da Germania, Stati Uniti, Francia, Spagna e Regno Unito. La top ten è completata dall'Egitto. Sono i dati contenuti nella Relazione governativa sull'export italiano di armamenti con i dati di autorizzazione e vendita riferiti al 2018. “Fondamentale e preoccupante constatare che, considerando le licenze singole e non i programmi intergovernativi, il 72% delle autorizzazioni è rivolto a Paesi non appartenenti all'Ue o alla Nato ma per il 48% rimangono a Paesi del Medio Oriente e Nord Africa – scrive Rete Disarmo – Siamo di fronte a un record storico per questo tipo di suddivisione con una tendenza che appare contraria a quanto i legislatori prevedevano nel 1990 approvando la legge 185. Ancora una volta il risultato è chiaro – continuano - : gli affari armati dell'industria militare italiana si indirizzano maggiormente fuori dalle alleanze internazionali dell'Italia e verso le zone più instabili del mondo”.

Dimezzate le autorizzazioni, scese a 5,2 miliardi di euro dopo due anni a oltre 10 miliardi anche se sempre superiori ai livelli storici e alle recenti impennate. “L'assenza di mega-commesse come quelle recenti per gli aerei del Kuwait e le navi al Qatar ha sensibilmente ridotto le cifre complessive – scrive Rete Disarmo – ma che un totale così importante sia prodotto da un più ampio numero di licenze con importi minori è paradossalmente ancora più preoccupante”. Complessivamente, per le sole licenze individuali, negli ultimi 4 anni sono stati autorizzati trasferimenti di armi per 36, 81 miliardi di euro cioè oltre 2 volte e mezzo quelli autorizzati nei 4 anni precedenti. I dati sulle licenze inquadrano solo gli affari potenziali dell'industria militare italiana che, nel 2018, ha effettivamente trasferito e fatturato per circa 2,5 miliardi di euro (con una flessione del 12%). “Il calo sensibile non deve far pensare a una crisi o rallentamento nella esportazione di armi italiane poiché le aziende stanno comunque incamerando contratti e possibili commesse per un valore doppio rispetto alla effettiva capacità esportativa”. Ai vertici della classifica per licenze ricevute ci sono Leonardo, Rwm Italia, Mbda Italia e Iveco Defence.

Nessuna sospensione verso l'Arabia Saudita. Come riferisce Rete Disarmo, dalla Relazione non figurano provvedimenti di sospensione, revoche o dinieghi per esportazioni di armi verso l'Arabia Saudita posti in atto dal Governo Conte nel 2018. Sono invece riportate 11 autorizzazioni per l'Arabia Saudita per oltre 13 milioni di euro e 816 esportazioni effettuate per oltre 108 milioni di euro. “Tra queste si evidenziano tre forniture del valore complessivo di oltre 42 milioni di euro attribuibili alle bombe aeree della classe MK80 prodotte dalla Rwm Italia che risalgono a una autorizzazione rilasciata nel 2016 dal Governo Renzi per la fornitura all'Arabia Saudita di 19.675 bombe aeree del valore di oltre 411 milioni di euro. Si tratta delle micidiali bombe aeree prodotte da Domusnovas in Sardegna che vengono impiegate dall'aeronautica militare saudita per bombardare indiscriminatamente lo Yemen”, precisa Rete Disarmo. Nel 2018 inoltre sono state autorizzate per l'Egitto 6 esportazioni di sistemi militari del valore di oltre 69 milioni di euro che, spiega Rete Disarmo, “fanno del Paese del generale Al-Sisi il terzo acquirente di armamenti italiani tra gli Stati non appartenenti all'Ue o alla Nato”. 

“Il Governo Conte deve rispondere a una semplice domanda – dice Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Opal di Brescia - : è davvero intenzionato a sospendere l'invio delle micidiali bombe aeree all'Arabia Saudita o, come i precedenti governi Renzi e Gentiloni, sta solo cercando ogni scappatoia burocratica per evitare di prendere una decisione?”. Come noto, continua Beretta, “il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa del 28 dicembre 2018 ha affermato che il governo italiano è contrario alla vendita di armi all’Arabia Saudita e che si tratta solamente di formalizzare questa posizione: finora, però, non risulta alcun atto di sospensione nè di revoca delle forniture di armamenti all'Arabia Saudita. Non solo. Per promuovere nuovi ordinativi militari con i Paesi del Golfo Persico e in particolare con l'Arabia Saudita, il ministero della Difesa ha promosso la campagna navale della fregata Fremm Carlo Margottini che ha partecipato al “Naval Defence Exhibition” (Navdex 2019) di Abu Dhabi per promuovere le attività dell’industria militare italiana e successivamente ha fatto scalo a Kuwait City (Kuwait), a Damman (Arabia Saudita) e a Muscat (Oman), ritornando a Gedda (Arabia Saudita) alla fine di aprile”.

La normativa italiana e il Trattato dell'Onu sul commercio di armi (Att) offrono gli strumenti giuridici e legali per sospendere queste forniture. Non è necessario modificare la legge 185 del 1990 – conclude Beretta - Occorre invece un atto politico del governo e un decreto del ministero degli Esteri. Se il Movimento 5 Stelle e il 'governo del cambiamento' intendono assumersi questa responsabilità troveranno l'appoggio di tutte le nostre associazioni che da anni chiedono il blocco delle forniture militari che l'Arabia Saudita impiega nei bombardamenti indiscriminati in Yemen”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)