Ecuador: piogge e alluvioni in tutto il Paese, a Quito 25 morti. Vescovi: “Disastri evitabili”
È al momento di 25 morti, 6 dispersi e 53 feriti il bilancio del maltempo a Quito, capitale dell’Ecuador, dove un torrente di fango ha investito alcune abitazioni nella arrocchia di Belisario Quevedo. Ma il maltempo negli ultimi giorni sta flagellando buona parte del Paese, nella zona amazzonica, in quella andina e in quella costiera, con un bilancio drammatico, ancora non quantificabile.
È di ieri una nota della Conferenza episcopale dell’Ecuador (Cee) e della Caritas ecuadoriana, che parla di “disastri evitabili”: “In questi ultimi giorni, con dolore, abbiamo visto quanti dei nostri fratelli e sorelle soffrono per le intense piogge, le esondazioni dei fiumi, i danni ambientali. Tra i detriti continuiamo a trovare cadaveri di bambini, giovani, adulti, anziani. Come Chiesa ci siamo subito messi al servizio delle popolazioni e comunità colpite a Coca, Sucumbíos, Tena, Latacunga, Babahoyo, Montalvo, Durán, Quito e molti altri”. La nota mette in evidenza che la Caritas a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, non ha cessato un momento di garantire “cibi caldi, coperte, materassi, generi alimentari, cure mediche, assistenza spirituale”.
Ma “molti di questi disastri avrebbero potuto essere evitati se ciascuno avesse agito responsabilmente, anteponendo i propri interessi personali al bene comune; se lo Stato avesse come asse della sua azione la tutela della vita; se rispettassimo la natura come dono del Creatore e non come proprietà da sfruttare”.
Proseguono i vescovi: “Ringraziamo tutti i cattolici dell’Ecuador, gli uomini e le donne di buona volontà, che confidano nell’azione pastorale della Chiesa, per andare in aiuto immediato delle centinaia di vittime, ma anche in quella di polizia, esercito, vigili del fuoco, servizi di emergenza, che lavorano instancabilmente e senza grandi risorse. Il nostro impegno, al di là dell’impatto del momento, è di non fermarci nell’accompagnamento di coloro che hanno perso una persona cara, di coloro che hanno perso il lavoro della propria vita, sepolto nel fango; continueremo a coordinarci nelle azioni e a unire le forze affinché possa ricominciare la vita”.
Andrea Regimenti